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C'è chi ha visto delle ombre (bianconere) in questo finale di campionato come tre anni fa, quando alla quart'ultima giornata si spensero le speranze di scudetto del Napoli. Ricordate? Gli azzurri vinsero sul campo della Juve, con quel colpo di testa di Koulibaly che affondò la capolista e li portò a -1. Ma poi, nella 35esima giornata, la Juve vinse in casa dell'Inter nello strano modo che anche recentemente l'arbitro Orsato ha ricordato (ammettendo il suo errore a proposito della mancata espulsione di Pjanic) e il giorno dopo il Napoli crollò in casa della Fiorentina.
Ecco, Gattuso e i suoi sono scivolati a -2 da Atalanta, Juve e Milan dopo il pareggio con il Cagliari. Ma non devono farsi assalire dalla tensione e dalla paura di non farcela, dopo il bel recupero effettuato nelle scorse settimane. I giochi restano aperti, se appunto non vi sarà quella “sindrome” che emerse tre anni fa, proprio sul più bello, quando Sarri e la sua coraggiosa squadriglia erano arrivati a un passo dal Palazzo, cioè dallo scudetto. La vittoria della Juve in casa dell'Inter provocò un crollo psicologico nella squadra. «Lo scudetto? Lo perdemmo in albergo», disse Sarri.
Gattuso ha ridato gioco, entusiasmo e coraggio al Napoli dopo un periodo difficilissimo, da lui vissuto quasi arroccato nel fortino di Castel Volturno. La missione non è finita. Bisogna rialzare subito la testa e fare uno scatto in avanti sul campo dello Spezia, dove - è bene ricordarlo - il Milan ha iniziato a perdere colpi e dove si è fermata anche l'Inter. Il Napoli è stato tra le prime 4 (anzi, terza) per un turno, poi è tornato nello scomodo ruolo di inseguitore. I nervi saldi servono adesso per non interrompere la rincorsa e chiudere la stagione amaramente. Certo, con l'undicesima consecutiva qualificazione per una competizione internazionale, anche se si tratterebbe della Europa League che da queste parti soltanto una volta non è stata vista come un peso, sei anni fa, quando Benitez riuscì ad arrivare alle semifinali.
«Non si molla», lo slogan di Ringhio anche nei giorni più difficili, quando la Champions era lontana lontana. Non si molla, mai come ora, sapendo che uno scudetto (o una qualificazione) si perde sul campo e non in un albergo.
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