Napoletani col fiato sospeso fino al 95esimo, prima di urlare e gioire per una vittoria che almeno per una notte accorcia le distanze dall’antipatica capolista. «Tanto...
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Questa volta la determinazione è stata più forte della cattiva sorte, la carica di Callejon ha vinto la sventura e ha dato lo schiaffo morale a chi parlava della sua lunga assenza dal gol sorprendendo Strakosha e arrivando in rete. «Ti aspettavamo campione», è la dedica sui social. Ma lo spagnolo ha solo aperto le danze contro la sua vittima preferita in campionato, la Lazio, e rincuorato con il suo gol anche Milik dopo i tanti tentativi andati a vuoto: infatti in soli tre minuti è arrivato anche il raddoppio del numero 99. «Arek è diventato lo specialista delle punizioni tanto che oramai mia sorella quando deve punire mio nipote chiama il polacco», continua lo scatenato attore comico sul web. E in tanti subito fanno notare quanto siano spesso ingenerose le critiche nelle piazze virtuali: «La rosa è corta, Milik non è buono: ma state zitti», «Punizioni così solo alla Play Station le vedo», «Attaccante straordinario», si legge anche sotto i profili del giocatore.
Continuano intanto partita dopo partita le ovazioni per Fabian Ruiz, sempre più punto fermo del nuovo Napoli: «Un acquisto d’oro», «Un vero fuoriclasse in campo, pronto a fare gruppo e a lottare per la squadra». Un punto che mette d’accordo tutti, quasi impossibile trovare una voce fuori dal coro per il centrocampista.
«Oggi, a differenza di altre partite, c’è stata cazzimma», ha fatto notare anche Ancelotti nel post gara. Ma questa volta la squadra ha giocato anche per un grande assente che osservava dalla tribuna, Kalidou Koulibaly. È stata la partita in cui i ragazzi hanno risposto con l’impegno e con il sorriso alle ingiustizie, lì dove lo sport e i suoi valori vengono meno e negli stadi si sentono urla demenziali e inni di ignoranza mentre le istituzioni guardano inermi. «Non è giusto che non abbiano accettato il ricorso di Koulibaly, c’era bisogno di un messaggio forte contro il razzismo», scrivono i tifosi.
Perché il calcio racchiude emozioni, è questo il senso che unisce milioni di spettatori che guardano dei ragazzi rincorrere un pallone. E accanto a quel prato verde c’è la voglia di credere e sperare in una rivincita, il riscatto sociale di un popolo che si identifica dietro la propria squadra. La voglia di sognare, e si riversano aspettative importanti. «S’è fermat o’mangnà ‘ncopp o stomaco al gol di Immobile»: una frase semplice che può sembrare quasi banale che racconta le sensazioni di tantissimi tifosi azzurri, e dice più di quel che sembra. E così attraverso i sorrisi e l’ironia di un popolo passionale si sente anche la sete di giustizia. E se i napoletani non possono aver voce in capitolo lì dove risiedono i poteri e si prendono le decisioni, possono almeno sperare nella loro squadra, che sia più forte di tutto ciò che ancora non va. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino