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La matematica non è un'opinione. E la matematica dice che con quello di Lorenzo Insigne di ieri sera, i gol stagionali del Napoli diventano 100: cifra tonda. La somma è facile: 83 reti in campionato, 8 in Coppa Italia e 9 in Europa League il tutto in 49 partite, soltanto nella stagione 2016-17 il Napoli ha segnato di più (111). Oltre quota 100 era andato anche nell'annata 2014-15: 104 gol quella volta, ma in 59 gare, ovvero 10 in più rispetto ad oggi. Si tratta di numeri tutt'altro che banali visto che Rino Gattuso ha voluto costruire fin dal primo minuto del ritiro di Castel di Sangro una squadra improntata sul gioco offensivo. E allora non è certo un caso che al momento (il resto del turno di campionato si gioca tra oggi e domani sera), quello del Napoli sia il secondo miglior attacco di Serie A dietro l'Atalanta (a 84 gol).
Ovviamente a fare schizzare verso l'alto il numero di gol ci hanno pensato gli attaccanti, e la cosa suona quasi come un paradosso visto che per lunghissimi tratti della stagione il Napoli ha dovuto fare a meno di Mertens, Osimhen e Petagna (le tre prime punte di ruolo). E infatti il contributo da parte loro è stato di 25 centri (10 a testa per Osimhen e Mertens, 5 Petagna), al resto ci hanno pensato gli altri 10, visto che il Napoli ha mandato in gol la bellezza di 13 giocatori diversi. Su tutti, ovviamente, spicca la stella di Lorenzo Insigne che ieri ha segnato il suo 18esimo centro stagionale eguagliando il suo record in serie A della stagione 2016-17. Questa, però, sembra l'annata della consacrazione, della maturità, della svolta. Con Gattuso si è preso bene fin da subito, l'allenatore lo ha riportato alla sua posizione preferita (esterno a sinistra) dandogli massima libertà e pungolandolo ad ogni occasione. È così che il capitano ha rappresentato il punto di riferimento in avanti, affiancato - soprattutto a inizio stagione - dai guizzi importantissimi di Lozano.
Il messicano, a segno 14 volte quest'anno, è stata la vera sorpresa del Napoli 2020-21.
Ma 100 è un numero altissimo, di quelli che non si possono raggiungere solo ed unicamente con lo sforzo ed il contributo degli attaccanti. Nel calderone ci sono voluti anche i 2 centri di Bakayoko (non esattamente un killer d'area di rigore), i 3 di Demme, che era arrivato a Napoli con l'etichetta del regista e si è riscoperto centrocampista box to box capace di recuperare palloni e buttarli anche nella porta avversaria. Ci sono voluti anche i 4 gol di Fabian Ruiz, che quasi quasi sembrano pochini visto il tasso tecnico dello spagnolo. Ieri ne ha segnato uno di rara bellezza con quel sinistro a giro sul quale Musso ha soltanto potuto osservare. Certo, rispetto al solito, Fabian ha abbassato il suo raggio d'azione dedicandosi meno alla fase offensiva, ma magari il suo finale di stagione sarà in crescendo anche dal punto di vista realizzativo. E poi c'è stato il contributo - e che contributo - da parte di Zielinski. Quello con il quale ha aperto le danze ieri sera è stato il suo decimo centro stagionale, secondo consecutivo dopo il gol di La Spezia. Da quando Gattuso lo ha spostato dietro la punta la sua stagione è cambiata. Lì tra le linee oramai Zielinski si sente a casa: la trequarti è diventata la sua confort zone e per gli avversari è sempre più dura tenerlo a bada. Sì, perché il polacco galleggia tra le linee, ondeggia tra i reparti, è il collante che unisce con qualità - e che qualità - attacco e centrocampo. Al festival del gol di ieri sera si è aggiunto anche Di Lorenzo, arrivato così a quota 4: bottino di tutto rispetto per un difensore che pure ha sempre dimostrato di avere un certo fiuto per il gol.
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