Napoli, uno Zurigo modello fantasia ​e a gennaio sono arrivati rinforzi

Napoli, uno Zurigo modello fantasia e a gennaio sono arrivati rinforzi
Chissà se c’entra il fatto che uno dei tre fondatori dello Zurigo (nel lontano 1896) fosse quel Joan Gamper destinato a diventare celebre per essere padre del...

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Chissà se c’entra il fatto che uno dei tre fondatori dello Zurigo (nel lontano 1896) fosse quel Joan Gamper destinato a diventare celebre per essere padre del Barcellona. Ma sta di fatto che la squadra oggi allenata dallo svizzero Magnin esprime un gioco tutt’altro che conservativo, anzi. Chiunque ne parla e deve farne un’analisi tecnica non ha dubbi. Perché lo Zurigo negli ultimi anni è diventata una squadra che fa del bel gioco e della ricerca del pressing una vera e propria missione.


L’ALLENATORE
Questo il diktat voluto dal suo allenatore. Dopo una carriera da terzino fatta da tanti anni in Bundesliga, Magnin è stato protagonista del triplo salto carpiato ottenendo anche il massimo dei voti. Dal settore giovanile alla guida della prima squadra con tanto di vittoria della coppa nazionale al primo tentativo (lo scorso anno). Questo il curriculum fin qui dello svizzero che in patria è già visto come uno degli allenatore emergenti da tenere d’occhio.

 

LA SQUADRA
D’altra parte la sua, più che una squadra è un vero e proprio cocktail di tecnica e fisicità. Certo, non stiamo parlando di una corazzata, ma per gli standard del calcio svizzero - non esattamente da podio europeo - si piazza ai primi posti. In primis perché pur avendo un’idea chiara di come giocare, lo Zurigo ha un modo di stare in campo molto variabile. A partire dalla difesa, dove gli interpreti sono tali da poter giocare sia a tre che a quattro. Discorso analogo si potrebbe fare per l’attacco dove Odey è la punta centrale e attorno a lui gira una giostra di fantasisti che all’occorrenza possono fare anche gli esterni.

LE STELLE

Dicevamo della fisicità, perché oltre la tecnica c’è anche quella. La garantisce in mezzo al campo il giovanissimo Domgjoni che si piazza nella mediana, detta i tempi e calamita quanti più palloni possibili. Al suo fianco il kossovaro Kryeziu che fisicamente è una sorta di colosso. E la qualità? A quella ci pensano in avanti. Tutto, o quasi, passa dalle giocate di Marchesano, numero 10 svizzero di origini inequivocabilmente italiane. È lui il faro che con Kololli (l’altro kossovaro del gruppo) accende la luce alle spalle del nigeriano Odey. Alla banda si è aggiunto a gennaio il georgiano Kharabadze che alla seconda presenza con la maglia dello Zurigo ha subito fatto gol (contro il Grasshoppers). Gioca esterno di centrocampo ma se la cava bene in entrambe le fasi. A proposito di gol: nella fase a gironi lo Zurigo ne ha realizzati 7, con 6 interpreti diversi più un’autorete. Il termometro delle potenzialità offensive di una squadra che bada più a farne che a come evitare di prenderle. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino