Nba, al via le Finals: c'è Golden State-Boston Celtics

Nba, al via le Finals: c'è Golden State-Boston Celtics
Sul parquet Zaza Pachulia era un duro: uno che faceva sentire tutta la sua stazza ai malcapitati fenomeni Nba costretti a subirne la marcatura. Chiedete per conferma a Kawhi...

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Sul parquet Zaza Pachulia era un duro: uno che faceva sentire tutta la sua stazza ai malcapitati fenomeni Nba costretti a subirne la marcatura. Chiedete per conferma a Kawhi Leonard, a cui Zaza sfasciò una caviglia nel 2017. Fuori dal campo, invece, l’ex centro georgiano (due volte campione con i Golden State Warriors) è un omone tranquillo e disponibile. Ora che dopo due anni difficili i Dubs sono tornati una grande squadra e alle Finals (che iniziano stanotte) se la vedranno contro i giovani Boston Celtics, Pachulia è assai contento. «Quest’anno la corsa al titolo era molto interessante, perché parecchi team avrebbero potuto conquistarlo – esordisce - Soprattutto a Ovest, era difficile prevedere chi sarebbe arrivato in fondo. Ma io quei ragazzi li conosco bene: Curry, Thompson, Green sanno come si arriva alle Finals e come vincerle. Assieme allo staff tecnico, possono rendere speciale questa stagione».

«IL PIÙ FORTE? SHAQ»
Tra i giovani protagonisti in Nba quest’anno, ce n’è uno che ha stupito il georgiano più degli altri: Jordan Poole, sempre dei ‘suoi’ Warriors. «Adoro vederlo giocare, dopo l’esperienza in G-League ormai è una stella a tutti gli effetti», la benedizione di Zaza, che commenta (alla luce delle prestazioni monstre dello sloveno Luka Doncic nella serie contro i Warriors) il gap sempre più ridotto tra cestisti europei e americani: «L’Nba ormai è una lega internazionale: già da qualche anno giocatori non-americani come Giannis o Gobert vincono premi individuali. La Lega è una grande famiglia che accoglie tutti». Pachulia di giocatori ne ha marcati tanti in carriera, ma il più complicato da arginare è stato senza dubbio Shaquille O’Neal. «Quando avevo 19 anni, era il mio punto di riferimento. Dominava in campo, e vedendolo giocare capii che per rimanere a lungo nella Lega dovevo svegliarmi presto la mattina e andare in palestra a fare pesi. Affrontare Shaq è stato uno dei momenti più divertenti della mia vita».

«MAI VOLUTO PIACERE»


Quando gli si chiede se la formazione di Golden State del biennio 2016-2018 sia stata la più forte di tutti i tempi, Pachulia mostra un sorriso sornione: «Secondo me, sì. Qualcuno potrebbe obiettare che non si possono paragonare grandi team di epoche diverse, però anche il semplice fatto che quei Warriors vengano paragonati ai Bulls di Michael Jordan o ai Lakers dello Showtime durante una conversazione sulla squadra più forte di sempre, fa capire che gruppo eravamo». Durante tutta la sua carriera, Zaza è stato considerato un cattivo, uno che giocava sporco, ma lui la vede in un’altra maniera: «Non ho mai voluto piacere ai miei avversari. Se i rivali ti apprezzano, vuol dire che li staI aiutando. La cosa che più conta sono i tuoi compagni. Di quello che pensavano gli avversari… non me ne è mai importato niente».
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Il Mattino