Ndombele, a Torino una recita non da comparsa

Una azione corale per una squadra lunghissima che riesce a non perdersi di vista

Ndombele contro il Toro
Dove un tempo era tutta campagna, quasi deserto, la panchina del Napoli, ora c'è un gruppo di altri calciatori che si alzano, si riscaldano, entrano e segnano. Se non...

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Dove un tempo era tutta campagna, quasi deserto, la panchina del Napoli, ora c'è un gruppo di altri calciatori che si alzano, si riscaldano, entrano e segnano. Se non accade a Simeone, Juan Jesus, Elmas ecco che va in gol Tanguy Ndombele. Una azione corale per una squadra lunghissima che riesce a non perdersi di vista. Osimhen di nuovo in versione demone calcistico, e con una doppietta aerea alle spalle mai stanco vince un duello di fisico con Schuurs sulla trequarti, si gira e appoggia per Kvaratskhelia che avanza e vede al centro dell'area libero e falcante Ndombele che deve solo scegliere il lato, e alla fine decide per un rasoterra tra le gambe di Vanja Milinkovic-Savic: tunnel e gol. Aggiungere prego, ancora un altro che spinge e si fa largo. Segnare prego ancora un gol di un subentrante che si fa trovare pronto, e che ha voglia di giocare.

Alla fine tutti avranno il loro pezzettino di gloria, nessuno potrà dirsi escluso, perché ogni calciatore ha aggredito, pressato, corso, giocato, rispettato tattica ed eseguito schemi e soprattutto anche segnato. Poi Ndombele sta seguendo un percorso da Lobotka, prima è dimagrito, poi si è inserito, ora segna. Ogni tanto perde ancora le misure, ma nel complesso si è inserito bene, ha un dribbling che a centrocampo serve sempre per aprire spazi e possibilità di passaggio, rompere muri e creare superiorità, e quando allunga è persino più veloce di Anguissa anche se non avrà mai il suo controllo del campo, una saggezza tutta africana. Ma è stato rovinato dalle squadre francesi, perdendo l'istinto in funzione della ragione.È diventato un calciatore democratico, sobrio, a tratti nobile.

Per questo funziona con Anguissa e per Anguissa, che invece è assolutista, barocco, casinista, imperioso. È la sua parte moderata, e poi sa inserirsi, inserendosi si è trovato un pallone servito da Kvara che non si poteva sbagliare, ed ha segnato il 4-0. Era entrato da tre minuti, ma il Napoli verticalizzava da sessanta.

E comunque sempre bravo Ivan Juric, il suo Torino è dinamico, ma il Napoli di quest'anno è terribile, non lascia niente, a tratti sembrava possedere quell'aristocrazia dell'assedio che ha solo il Real Madrid e che essendo costosissimo il resto delle squadre se lo regala ogni tanto. Ne consegue uno spiazzamento di prospettiva calcistica per ogni squadra avversaria. E l'altro aspetto che colpisce è la continuità panchina campo, tutti si incastrano bene e continuano quello che è giusto. Anche se Spalletti continua a cambiare sempre dopo il sessantesimo. E questo, per un paradosso, consente ancora di più ai subentranti di essere in linea con lo spirito del campo. Meno tempo rimane per giocare più aumenta la disponibilità a farlo nel migliore dei modi.

Tutti tranne Elmas che da dribblomaniaco si innamora del pallone, ma quest'anno non si può rimproverare nessuno, nemmeno Elmas. Figuriamoci Ndombele che ogni volta che si alza dalla panchina riesce sempre a regalare qualche numero: dribbling, bell'apertura, e col Torino un gol da attaccante più che da centrocampista. È un discreto organizzatore di gioco, e col tempo sta persino recuperando entusiasmo. All'inizio era indolente, ora è addirittura evento. Si aggiunge ai record del Napoli, mette anche la sua firma sotto al mucchio di gol e punti, questa volta in grassetto. Non è un angelo ribelle, ma entra nella foto da "Sgt. Pepper" per lo scudetto.
 

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Il Mattino