Osimhen miglior atleta straniero in Italia: «Felice a Napoli ma un giorno vorrei la Premier League»

«Kvaratskhelia è fortissimo, vincerà il Pallone d'oro»

Victor Osimhen premiato a Roma con Aurelio De Laurentiis
Il capocannoniere della serie A, ma anche il miglior atleta straniero in Italia. Victor Osimhen è stato premiato ieri alla Stampa Estera a Roma per «il gioco...

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Il capocannoniere della serie A, ma anche il miglior atleta straniero in Italia. Victor Osimhen è stato premiato ieri alla Stampa Estera a Roma per «il gioco eccellente, la velocità e la vocazione a realizzare gol dando un contributo fondamentale ai successi de Napoli». Questa la motivazione letta prima della consegna della targa durante la cerimonia di premiazione alla quale ha preso parte il bomber azzurro affiancato per l'occasione dal presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis.

«Giocare in uno dei migliori campionati al mondo è bellissimo per me», ha spiegato Osimhen interrogato sulla possibilità di approdare un giorno in Premier League. «So che la gente considera la Premier League il campionato più importante al mondo. Mi sto godendo il momento in Italia e spero che questo processo di crescita mi possa portare un giorno a giocare proprio in Inghilterra», aggiunge il bomber azzurro. «Non so ancora cosa accadrà, io sto lavorando duro e sono felice di giocare a Napoli in una dei campionato più importanti del mondo. Per me la serie A resta una grande sfida. È un campionato caratterizzato da tifosi che ti fanno sentire sempre il loro supporto. In questo aspetto per me è il campionato migliore al mondo. In particolare a Napoli che è una città unica con una tifoseria compatta, praticamente non puoi andare in giro senza essere avvolto dall'amore dei napoletani». E a proposito di Napoli, di accoglienza e di tifo, non poteva mancare un accenno sulla questione razzismo che è una delle grandi piaghe anche nel calcio. «Dal primo momento a Napoli ho sentito la fratellanza tra bianchi e neri. I tifosi mi hanno sempre aiutato a non sentire le differenze. Ho la possibilità, come calciatore, di fare qualcosa per tutti quelli che hanno il mio stesso colore della pelle». E proprio a Napoli è diventato un fenomeno social il «sosia» di Osimhen, un ragazzo di colore che lavora come benzinaio nel centro della città. Chiunque lo riconosca si ferma per un selfie o un video postato immediatamente sui social. «Quando arrivi a Napoli da calciatore tutti ti amano, la città supporta la squadra e i suoi calciatori. Giocare al meglio è una missione per me proprio per questo motivo, in campo do sempre il massimo per i tifosi. Non so se sono un'icona di questa squadra, quello che facciamo è un lavoro di squadra», ha spiegato ancora Osimhen.

Victor ha segnato 21 reti in questa stagione tra campionato e coppe, ma condivide l'attacco con Khvicha Kvaratskhelia, il talento georgiano approdato a Napoli in estate e diventato già idolo dei tifosi. «Dico sempre che in squadra abbiamo grandi leader, i nuovi calciatori arrivati in estate si sono subito adattati. Kvara è una grande persona, è difficile non legare con lui dentro e fuori dal campo. È un grande calciatore e ha talento. Sono sicuro che avrà una grande carriera e può davvero portare in altissimo la squadra. È uno di quei calciatori che può vincere il Pallone d'Oro», e poi Victor racconta un piccolo retroscena sul loro primo incontro. «La prima volta che l'ho visto in ritiro mi ha colpito per i suoi numeri e per quello che riusciva a fare con il pallone tra i piedi. Così ho chiesto il suo nome allo staff tecnico perché non sapevo come si pronunciasse bene e nel pomeriggio, una volta tornato in camera in hotel, sono andato a vedere un po' di video su internet delle sue azioni. Incredibile: ho capito subito che sarebbe stato un talento. Non sa fare solo gol, ma è bravissimo anche nel confezionare assist: fa un lavoro eccezionale e sono felice per quello che sta facendo per me e per la squadra. Sono felice di essere suo compagno».

Ma per Osimhen non c'è solo Kvara. «Fin dal suo arrivo Spalletti mi ha dato una grande mano. Ricordo il discorso che mi ha fatto il primo giorno di ritiro in estate: mi ha detto quanto io sarei stato importante nella squadra e quanto lui mi avrebbe aiutato a fare sempre di più. Per questo lo devo ringraziare per tutto quello che sono adesso e per quello che sto diventando. Nel mio processo di crescita c'è la sua mano». 

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Il Mattino