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Il Setterosa ha conquistato il bronzo, l’Italia in acqua ha così almeno una medaglia in ogni disciplina in quel di Fukuoka, Giappone, campionati del mondo: in mezzo al mare, saltando giù da un trampolino, ballando in una vasca o semplicemente (si fa per dire…) nuotandoci, e ora anche giocandoci con un pallone.
E il Setterosa vinse due volte, una partita dal cuore gonfio. Perché a cavallo fra il secondo e terzo quarto, quando era avanti 9-6, l’Italia di Carlo Silipo che la sta costruendo da due anni in qua, missione Parigi, ha dovuto scontare una “brutalità”. “Brutalità” è un termine che ricorre 35 volte nel regolamento (la parola “nuoto” si trova solo 16); è quel fallo ritenuto violento che assegna alla squadra che lo subisce un tiro di rigore e quattro minuti di superiorità numerica, cioè si gioca in sei contro sette, e il “colpevole” va fuor d’acqua e non rientra più.
E’ stata Capitan Palmieri ad essere trafitta dal cartellino rosso dell’arbitro Schwarz, il solito protagonista che stavolta aveva ragione, il che non sempre è capitato in corso di torneo con l’Italia in acqua. Comunque le compagne della Palmieri hanno capito, perdonato, ed a fine gara (vinta…) hanno circondato Valeria abbracciandola e dedicandole il classico “un capitano, c’è solo un capitano”.
In quel periodo a “Seirosa” l’Italia ha preso il gol sul rigore e poi altri tre, andando una volta in rete. L’Australia arrivava: una cosa da troncare le gambe e tutto il resto a chiunque. A chiunque non fosse un’azzurra del Setterosa che, tornato a ranghi completi e dunque ricominciando, vinceva il match da podio per la seconda volta.
E’ stata una partita coinvolgente (sventolava un lungo tricolore in tribuna con l’hashtag “#iotifoitalia) come dicono alcuni numeri: 30 reti, 16 per l’Italia, 14 per l’Australia, (5-4, 5-6, 3-1, 3-3 i parziali), 9 rigori (5 per le azzurre, 4 per le australiane, alle quali Caterina Banchelli ne fermava uno), 2 reti ssegnate via Var (all’Australia, c’erano tutte e due).
Di tutto questo bailamme di numeri c’è il 6 che riguarda le reti messe a segno da Roberta Bianconi, premiata come miglior giocatore della partita, quella Roberta Bianconi che, come Chiara Tabani, era in vasca pure l’ultima volta di una medaglia mondiale del Setterosa, il bronzo di Kazan 2015.
Rigori d'oro arancione
Cinque su cinque dai cinque metri: l’Olanda segna i cinque rigori che sono stati la coda decisiva della finale. I tempi regolamentari s’erano chiusi in parità, con un recupero in extremis della Spagna. L’oro si assegnava con i penalty. Il coach dell’Olanda, il greco Doudesis, trapiantato da una decina d’anni e fresco di nomina dopo una trafila tra le giovanili e come secondo, diceva alle sue due ragazze da porta di prepararsi anche per un possibile cambio. Segnavano le spagnole, prime al tiro, e segnavano le olandesi; bis al secondo rigore; qui Doudesis ordinava il cambio, ma poi mentre stavano per farlo ci ripensava: la Aarts veniva confermata in porta e la tiratrice spagnola sbagliava. Era l’errore fatale, perché dopo segnavano tutte. 17 a 16 il conti finale, 12 a 12 nei tempi regolamentari, (4-3, 2-3, 3-1,3.5), 5 a 4 per i rigori. L’Olanda torna campione del mondo dopo 32 anni.
Un fischio di soddisfazione
Un riconoscimento per l’Italia della pallanuoto e per le pari opportunità nella partita per l’oro. Uno dei due arbitri era l’italiana Alessia Ferrari, 36enne ingegnere navale genovese, trascorsi sportivi nella pallanuoto (Bogliasco) e da sincronette. La chiamano “Microcip” per via della taglia small e dell’animale preferito, lo scoiattolo. La fotografia, l’Andalusia, il Genoa e le trofie al pesto sono le sue passioni. Gli orecchini la sua scaramanzia: se una partita va bene, quella dopo mette gli stessi. Si è detta felice della designazione e, soprattutto, di essere stata considerata non una “donna arbitro” ma solo un arbitro. Il tifo becero dovrà rivedere il “complimentario”.
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