Era come una cantilena: Zoff, Ripari, Pogliana, Zurlini, Panzanato, Bianchi. È stata la migliore difesa della storia del Napoli. Campionato 1970-71 a sedici squadre, solo...
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Nella classifica dei calciatori con più presenze, Panzanato è al 19esimo posto tra gli azzurri. Panzanato era nato a Favaro Veneto il 3 agosto 1938: dopo l'iniziale perplessità, di innamorò talmente tanto della città da decidere di sposarsi nella chiesa di Sant'Antonio a Posillipo e qui a Napoli sono nati i suoi figli, Elena e Cristiano. Veneto tosto, un armadio a due ante, un tipo che non permetteva alla mosca di passargli sotto il naso. Non a caso, nella memoria di tutti restano le nove giornate di squalifica che rimediò dopo un Napoli-Juventus per aver preso le difese di Omar Sivori. Quel pomeriggio di dicembre del 1968 un intervento duro di Favalli sul Cabezon scatenò la rissa. Panzanato scattò dalla difesa e intervenne per difendere l'argentino, ma fu colpito da Salvadore. Reagì. Duramente. Una rissa gigantesca. Rimediò la squalifica più lunga della storia del calcio italiano. Si racconta che fuori dal campo era talmente timido da balbettare per l'emozione poi, quando entrava sul terreno di gioco, subiva una metamorfosi. Da timido, da quasi introverso, diventava un leone. Rispetto per tutti, paura di nessuno. Né fisicamente, né calcisticamente. La rissa entrò nella storia. Panzanato, che tutti chiamavamo Titta, magro come un'acciuga, da stopper usava tutti i mezzi, leciti e illeciti, per fermare i centravanti. Era alto appena 1,79cm ma in difesa si faceva rispettare da tutti. Coraggio da vendere tant'è che spesso piuttosto che uscire preferiva farsi bendare e continuare a giocare con il sangue sulla testa. Ha segnato in tutta la sua carriera, una sola rete: alla Sampdoria e con il Napoli ha conquistato nel 1966 la vecchia Coppa delle Alpi. Sul web tantissimi tifosi fin dal momento in cui la notizia viene diffusa lo ricordano proprio per il suo coraggio. E per quella formidabile rissa. Da anni si era trasferito a Modena dove era iscritto al Clun Napoli della città. «Non sono stato mai stato felice come in quegli anni a Napoli». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino