Pazienza si gode il suo jolly in mediana, D’Ausilio il tuttofare che non ti aspetti

Michele D'Ausilio
Sempre più tuttofare. Contro il Picerno, spazzato via dall’Avellino con un travolgente 6-1, Michele D’Ausilio ha mostrato un’altra sfaccettatura della sua...

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Sempre più tuttofare. Contro il Picerno, spazzato via dall’Avellino con un travolgente 6-1, Michele D’Ausilio ha mostrato un’altra sfaccettatura della sua poliedricità tecnico-tattica: agendo da mezzala con spiccate doti offensive, ha alzato la mano e risposto “presente” nel tacito appello in vista del finale di stagione e dei playoff.

Uno sprint in cui potrà essere un’arma in più non solo in attacco.

L’ex Audace Cerignola ha giocato una gran partita dando una prova concreta del fatto che nelle sue corde ha doti atletiche e numeri per tornare decisamente utile anche a centrocampo. A suo modo. Mettendo a disposizione le sue caratteristiche, diverse da tutti gli altri interpreti della mediana e che si avvicinano principalmente a quelle di Lores Varela: non un dettaglio data l’assenza forzata per infortunio dell’uruguaiano.

La dimostrazione pratica dell’ulteriore risorsa a cui attingere a piene mani è arrivata con una dimostrazione di assoluta efficacia. D’Ausilio è stato il tassello che si è incastrato alla perfezione nel mosaico del settore nevralgico per far fronte all’assenza per squalifica di Rocca: il dinamismo di De Cristofaro e la fisicità di Armellino sono state completate dalla sua qualità e abilità negli inserimenti palla al piede. Con tanti strappi degni di nota e l’assist per Patierno, D’Ausilio ha ricordato pure di avere un piede piuttosto educato oltre il baricentro basso e la rapidità; oltre la propensione innata a galoppare sulle praterie, qualora gli vengano concesse. Uno dei Michele sul rettangolo di gioco ha garantito a quello in panchina una quota di imprevedibilità e cambio di passo di cui tener conto all’occorrenza. E sì perché allo stato attuale un altro Michele, Rocca, resta pur sempre inamovibile e tornerà titolare a partire dal derby a Torre del Greco.

Adesso, però, è conclamato che c’è una soluzione in più per sostituirlo e non può che confortare in vista del tour de force in arrivo. Un calderone ribollente di variabili che potrebbe scottare chi non sarà pronto a gestire il dispendio di energie fisiche e i provvedimenti disciplinari, che l’Avellino ricorda bene quanto pesino per come arrivò falcidiato alla semifinale di ritorno del 2021 contro il Padova. Una serie di match da dentro o fuori in cui sarà vitale essere pronti a sfruttare i punti deboli degli avversari così come variare i temi in presa diretta se si dovesse presentare la necessità di forzare la mano per rimontare o ribaltare il risultato.

Proprio D’Ausilio è l’emblema del calciatore in grado di sparigliare le carte in più di una zona di campo. Un jolly autentico, la pedina per lo scacco matto o semplicemente per trarre situazioni di vantaggio se schierato con una lettura giusta al momento giusto.

Esterno d’attacco nel tridente, seconda punta, cursore di fascia mancina a piede invertito, ora sotto i riflettori con una prestazione maiuscola per farsi apprezzare sotto un nuovo punto di vista: da interno nel vivo del gioco. Un ruolo che come ha ricordato Pazienza, che lo ha fortemente voluto di nuovo con lui, D’Ausilio aveva già interpretato con ottimi risultati. Tante corse e un altro passo in avanti. Gradualmente, il fedelissimo del tecnico di San Severo si sta disvelando, facendosi conoscere e sta facendo parlare di sé più per le prestazioni che per l’investimento che l’Avellino ha compiuto per assicurarsene le prestazioni sportive, acquistandone il cartellino per centocinquantamila euro più cinquanta di bonus se nei prossimi tre anni il club del presidente D’Agostino conquisterà la promozione in Serie B. Il prossimo 3 settembre D’Ausilio compirà 25 anni. La sensazione è che sia nel pieno di una maturazione che può portarlo a bilanciare la sua capacità di incidere a gara in corso, dote per la quale si è contraddistinto nel suo anno e mezzo in Puglia, con quella di determinare dall’inizio.

I progressi nella capacità di lavorare nello stretto, da aggiungere all’attitudine a essere devastante in campo aperto, sono evidenti.

 

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Il Mattino