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Paura, senza delirio, ad Empoli. La Salernitana l'avrebbe trasformata volentieri in Las Vegas, ma non ha avuto forza e fortuna. Due punti ora sul Cagliari e tre sul Genoa (quasi quattro, in virtù del vantaggio negli scontri diretti), entrambe giocano oggi. E poi, l'Udinese (che ieri ha perso 3-2 in casa contro lo Spezia) per chiudere. Davide Nicola è già lì: «Arriviamo all'ultima, come avevo previsto al mio insediamento. Giusto così, davanti al nostro pubblico. Dire che sarà una finale non sarà un luogo comune: è così e dobbiamo prepararci». Il secondo match point fallito, ma anche il settimo risultato utile di fila. Facce da funerale a fine partita in campo, Sabatini nel tunnel degli spogliatoi con lo sguardo nel vuoto, Perotti inconsolabile in lacrime. L'allenatore è stato il primo a trascinare tutti verso il pubblico. Cosa fare affinché questo 1-1 non sia percepito come un ko? «Non mi concentro su un discorso psicologico, l'unico pensiero dev'essere la voglia di raggiungere quello che vogliamo e domani (oggi, nda) sapremo cosa ci servirà» risponde il trainer, che confessa come passerà il pomeriggio: «Non mi siederò sul divano a guardare gli altri, non sono qui per gufare nessuno. Devo allenare e tifare per la mia squadra; mi concentrerò col mio staff e analizzeremo la partita contro l'Empoli. Solo alla fine vedremo i risultati delle concorrenti. Come è dura per noi, lo è per gli altri. Il calcio è questo, la sportività sta nell'accettare tutto e sono contento che la Salernitana abbia dovuto costruirsi il percorso contando solo sulle proprie forze. È la cosa più gratificante». Al pari di giocare con la folla immensa che ha invaso Empoli ieri. «Se c'è un perché tutti noi vogliamo raggiungere l'obiettivo, al di là di ciò che stiamo dimostrando sul campo, è soprattutto per vedere i sorrisi di questa gente straordinaria dice Nicola La vita è fatta di combinazioni, non coincidenze. Bisogna trovare la combinazione giusta, senza perdere di vista quanto di buono fatto. Non abbiamo mai accampato scuse, ci siamo sempre messi sotto a lavorare».
Primo tempo sotto tono, secondo più dinamico ma anche confuso e con tanti rischi. «Non era facile recuperare lo svantaggio.
Così Andreazzoli, già salvo da due turni: «Avevamo un peso sulle spalle. Dovevamo essere seri e abbiamo dimostrato di esserlo molto più della media dell'ambiente calcio. Delle squadre sotto di noi stanno tribolando e sappiamo cosa vuol dire giocare le ultime gare col coltello alla gola. Siamo stati seri, appunto. Abbiamo giocato bene nel primo tempo e, se fossimo stati più precisi, avremmo potuto raddoppiare. Poi la partita è diventata pazza, tra squadre che volevano vincere: è lo spirito di questo gioco. Nicola? L'ho abbracciato prima di entrare, facendogli i complimenti: sta facendo un'impresa notevole, tutti davano per spacciati i granata e invece sono vivi e vegeti. Lui ha costruito una squadra difficile da affrontare. Non fa proprio quello che piace a me, però funziona».
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