La Salernitana di Ribery: «Per vincere ci vuole fame»

La Salernitana di Ribery: «Per vincere ci vuole fame»
Dal prato verde dell'Arechi al mare azzurro del golfo di Salerno. Questo il set dell'insolito incontro tra Diletta Leotta e Franck Ribery, che dopo Giorgio Chiellini,...

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Dal prato verde dell'Arechi al mare azzurro del golfo di Salerno. Questo il set dell'insolito incontro tra Diletta Leotta e Franck Ribery, che dopo Giorgio Chiellini, Kalidou Koulibaly e Lilian Thuram è stato protagonista della nuova puntata di «Linea Diletta», il format di interviste esclusive ideato da Dazn, in uscita oggi sulla piattaforma di streaming sportivo. Dalla famiglia («Mio figlio Seif indossa la numero 7 ma è mancino») alla religione («È un rapporto tra me e Dio. Metto sempre un hashtag su Instagram, #ElHamdoulillah. Vuol dire tutto a posto, anche quando le cose vanno male è un modo per andare avanti»), per finire, ovviamente con il calcio. 

«Salerno è una bella città, dove si vive per il calcio. Prima di venire qua ho cercato informazioni sulla Salernitana e su Salerno perché non ne sapevo molto. Poi, quando sono arrivato, il calore della gente mi ha ricordato la Francia. Anche se ho vinto tutto nella mia vita e ho 39 anni, mi sento ancora un bambino: mi piace il calcio e vivo per quello». Anche perché lo stadio Arechi è in grado di trasmettere una passione unica. «L'Arechi è un po' speciale. Non è uno stadio troppo grande, ma si fa sentire. Quando faccio una buona partita vado a casa tranquillo perché so che la città quando si sveglia parlerà della partita. Quando perdiamo sto malissimo perché so quanto ci tengono». Domenica la Salernitana si giocherà tutto negli ultimi 90 minuti del suo campionato e per centrare l'obiettivo salvezza servirà una vittoria. «Dopo 20 anni di carriera qualche acciacco si sente. Ma la fame, la mentalità e la passione rimangono: quelle o ce le hai o non ce le hai. Quando giochiamo le partitelle in allenamento voglio sempre vincere: è fondamentale, questo significa avere mentalità, avere fame».

Il presente si chiama Salernitana, ma cosa ci sarà nel futuro di Ribery. «Mi piacerebbe fare l'allenatore un giorno. Per ora non ci penso ancora perché voglio giocare, mi sento bene. Non so ancora cosa farò il prossimo anno, ma finché potrò dare qualcosa ai tifosi continuerò a giocare». 

Ma se si guarda indietro, Ribery apre il cassetto dei ricordi e tira fuori qualunque cosa. «Se avessi un tasto per tornare indietro tornerei nel mio quartiere. Sotto il mio palazzo c'era un piccolo campo da calcio, giocavamo tutta la sera e fino a notte fonda, anche fino alle 2 e alle 3 del mattino. Era bello, mi vengono sempre i brividi a pensarci. C'è stato un momento in cui stavo per lasciare il calcio, è stato un momento difficile. Ero a 1000 km da casa, giocavo in Serie C nel sud della Francia e la società non aveva più soldi. Ad aprile abbiamo smesso di giocare, un mese e mezzo prima della fine del campionato. Ho dovuto lavorare tre mesi per pagare alcuni debiti, non ricordo quanti soldi erano, forse 1000 euro ma quando non hai tanti soldi anche 100 euro sono importanti». Come importante sarà conquistare la salvezza con la Salernitana, parola di Frank Ribery. 

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Il Mattino