La vita di Sarri adesso va così: le esequie del sarrismo sembrano non finire più. Si divertono in troppi, persino a Torino. Lui prova a scherzarci su ma in fondo il...
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Il genio calcistico di Sarri è sicuramente incompreso a Torino. Però, lui stesso lo ammette, cominciano ad essere un po’ troppi quelli che lo comprendono: dipendesse anche un po’ da lui? A Empoli e a Napoli lo adoravano, al Chelsea non è che si sono messi a piangere quando ha fatto sapere che voleva tornare in Italia. Anche se poi, con il passare del tempo, qualche soddisfazione se l’è tolta: perché qualche dirigente che conta al Chelsea gli ha già confessato la sua malinconia per il tecnico toscano. D’altronde è proprio questo il suo destino: Sarri divide e brucia le anime. O viene amato o odiato. Vie di mezzo non ce ne sono. Le critiche si stanno sbizzarrendo e si spingono davvero all’assurdo. È sereno, Sarri anche se sperava di creare fin da subito l’armonia napoletana alla Juve. Eppure, aveva avvertito Agnelli la scorsa primavera che non aveva la bacchetta magica e che occorreva avere pazienza per approdare al bel gioco. La pazienza Andrea Agnelli l’ha conservata, quelli intorno forse di meno. È il suo destino, quello dell’incompreso: dodici mesi fa, di questi tempi, il City travolse il Chelsea per 6-0. L’esonero sembrava imminente, con Zola già pronto a prendere il suo posto. È finita in trionfo: il ritorno in Champions e il successo in Europa League. Sa bene che alla Juventus c’è qualcosa che non quadra come se qualcuno dei suoi fosse come annoiato, Sarri l’ha avvertito da giorni e forse per questo inizia a parlare in certo modo. Il profeta del calcio corale a Napoli si arreso alla potenza dei singoli alla Juventus. Ma era già successo al Chelsea, non è la prima volta. Ma è vero che c’è una vena di malinconia in lui: questa insofferenza, questo non fidarsi del suo lavoro non aiuta nella missione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino