Qualcuno, dopo la partita di ieri a Ferrara, dirà che nel calcio tre sono i risultati possibili e che al momento del fischio di inizio, al di là dei valori espressi...
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Dopo i pareggi in vetta alla classifica di Inter e Juve, infatti, ieri per gli azzurri c'era soltanto un risultato da inseguire e raggiungere: la vittoria. Per approfittare dell'inattesa frenata delle prime della classe, accorciare con esse il distacco e provare a rientrare finalmente nella corsa scudetto. E invece il Napoli che ha fatto? Ha pareggiato. Certo, considerato che Petagna ha preso un palo, che Malcuit si è infortunato gravemente e che Ospina ha fatto un vero e proprio miracolo sulla goal line, gli azzurri potevano anche perdere ma la verità è che ieri il Napoli doveva vincere. E basta.
Era una sorta di imperativo kantiano. Un dovere morale, categorico. Qualcosa che non contempla la presenza della volontà. E a nulla serve pensare con fine consolatorio al rigore non dato al Napoli o al gol di Milik che su quello stesso campo due anni fa si giocò il ginocchio. Ieri, a prescindere da tutto e a qualsiasi costo, il Napoli doveva vincere. Per dimostrare a se stesso e agli altri che il campionato non è una cosa a due tra settentrionali variamente strisciati. Trovare su un piatto d'argento tre punti e prenderne soltanto uno non è onestà o misura. È sciupo. È solo nu peccato e Dio! Leggi l'articolo completo su
Il Mattino