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Quando si presentò a Castel Volturno, l'8 luglio, Luciano Spalletti parlò non soltanto dei suoi progetti tecnici ma anche del legame che voleva stabilire con la tifoseria, depressa per la conclusione del precedente campionato, finito con l'esclusione dalla Champions per un punto dopo un'ottima rincorsa del gruppo di Gattuso. Disse che avrebbe fatto scrivere sulle pettorine d'allenamento le frasi del canto dei tifosi: «Sarò con te e tu non devi mollare». Proprio in quei giorni veva fatto una full immersion nella napoletanità, e nel rapporto tra la squadra e la città, vedendo tanti filmati degli anni di Maradona insieme con il figlio Samuele, che è anche il suo legale.
E tu non devi mollare. Ma il Napoli visto (anzi, non visto) ad Empoli è una squadra che ha invece mollato. E le ragioni sta cercando di scoprirle De Laurentiis attraverso il confronto con Spalletti, i giocatori, lo staff medico e lo staff dirigenziale. Quanto sta accadendo in queste ore a Castel Volturno evidenzia, ancora una volta, la fragilità delle strutture del club.
Il Napoli non molli. Spalletti rinsaldi quel “patto” con i tifosi che lo hanno accolto a braccia aperte e che non vogliono vivere ulteriori delusioni. Sui social, da lunedì, circolano inviti a non recarsi allo stadio Maradona per la partita contro il Sassuolo: è una sconfitta più grave di quella subita in otto minuti ad Empoli. Spalletti ha sempre cercato di vivere in sintonia con le piazze dove ha lavorato e può continuare ad essere così. Basta, appunto, che il Napoli non molli.
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