Nella tempesta il Napoli sia una nave, non un pedalò

Nella tempesta il Napoli sia una nave, non un pedalò
Pur nella consapevolezza del fatto che ogni volta che uno fa una figuraccia in Russia se ne favorisce l'evocazione, è difficile se non impossibile non pensare alla...

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Pur nella consapevolezza del fatto che ogni volta che uno fa una figuraccia in Russia se ne favorisce l'evocazione, è difficile se non impossibile non pensare alla disfatta di Napoleone in terra russa dopo aver visto ieri la partita del Napoli con lo Spartak Mosca. Per Napoleone significò l'inizio della fine ma l'evento favorì la nascita di romanzi meravigliosi come Guerra e Pace di Tolstoj. Per Spalletti e i suoi, dopo la sconfitta in campionato contro l'Inter, si spera invece che si tratti solo della fine dell'inizio di un periodo sciagurato. L'infortunio tremendo di Osimhen, gli acciacchi di Anguissa e Insigne, la positività al Covid prima di Demme e poi di Politano. Per non parlare dei proclami di Lozano che, a prescindere dall'opportunità, sicuramente non hanno portato bene al piccolo club in cui il messicano - a quanto pare - pensa di militare.

Rebus sic stantibus, dunque, stravincere a Mosca con una prestazione brillante non sarebbe stata un'impresa. Sarebbe stato un miracolo. E infatti, sotto la neve e alle prese col pallone rosso soviet, la rabberciata armata spallettiana ha dato forfait. Già sconfitta in partenza, immobile, turbata ogni tanto soltanto dai sussulti di giovinezza e orgoglio di Elmas. Per il resto, il Napoli che abbiamo visto finora, in Europa e in campionato, non c'era. C'era un portiere distratto, una difesa pasticciona, un centrocampo debole e un attacco di uomini solitari in libera uscita. Dopo una disfatta simile è difficile rialzare la testa. Per questo si dice che quando è calmo, ogni strunz è marenaro. Ora che c'è la tempesta, bisogna dimostrare di saper guidare una nave e non un pedalò. A Spalletti l'ardua sentenza! 

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Il Mattino