Napoli e il Napoli uniti più che mai nel nuovo progetto sociale lanciato dal club azzurro per tendere la mano a una città che vive di pane e calcio, afflitta...
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Il club azzurro ha deciso di mettere all’asta oggetti appetibili per i tifosi e gli amanti di questo sport: dalla maglia dei calciatori, al pallone, alle scarpette o a qualsiasi cosa possa attrarre un appassionato di calcio. Dopo ogni partita che si giocherà verrà dunque prelevato un oggetto importante da mettere all’asta come memorabilia dell’evento. «Persino il fischietto dell’arbitro se qualcuno lo volesse», ironizza Formisano. E continua: «Avevo pensato anche a una zolla del San Paolo, per regalare un piccolo giardinetto di 20 centimetri a chi ama il tempio del calcio, ma morirebbe e per ora cominceremo a vendere cose durature e a devolvere il cento per cento del ricavato alle associazioni no-profit che prenderanno parte al progetto raccontando le loro attività e come utilizzeranno i soldi delle aste».
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Disabilità motorie, ma non solo: evasione scolastica, inclusione sociale dei minori a rischio e tanto altro. Questi i temi a cui l’iniziativa vuole dedicarsi. E il tutto sarà svolto online con massima trasparenza: attraverso l’asta sarà scelto il beneficiario dell’oggetto e il suo contributo sarò devoluto per intero in beneficenza direttamente alle associazioni no profit che specificheranno il loro operato, vedendolo così fruttare attraverso le attività e il reinvestimento sociale. La garanzia che offre il club è che attraverso questo sistema l’intero incasso verrà dedicato alle attività benefiche.
Un modo per consolidare la forte unione del calcio con la città abbracciando tutte le sue problematiche ed evidenziando che anche un mondo apparentemente incantato come quello di un club sportivo, con ricchezze, bellezze e sogni resta sempre vicino alla realtà con le sue mille sfaccettature. Perché forse i temi attuali lo ricordano anche in maniera abbastanza forte: davanti al coronavirus, alle malattie e alle difficoltà siamo tutti uguali. E allora via all’asta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino