L'Italia dei giovani in Bosnia prenota Nations League e il futuro

L'Italia dei giovani in Bosnia prenota Nations League e il futuro
Mancini ancora non c’è, maledetto tampone. Ancora positivo. Di fronte la Bosnia orfana di Dzeko anche lui ancora in quarantena. Servirà vincere per avere la...

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Mancini ancora non c’è, maledetto tampone. Ancora positivo. Di fronte la Bosnia orfana di Dzeko anche lui ancora in quarantena. Servirà vincere per avere la certezza del primo posto nel girone e della semifinale di Nations League. Meglio non rischiare. Anche perché come rimarca Evani: «Sono finiti i tempi dei complimenti, nella vita e nel calcio quello che hai fatto ieri non conta». Il presente dice Italia. Servono conferme anche per il futuro nonostante il colore all’orizzonte sia l’azzurro. Merito del Mancio che nel momento più difficile ha seminato giovani e ora raccoglie campioni. È una delle Nazionali più belle da vedere degli ultimi anni. Un gruppo molto simile a quello di Conte ma la qualità è più alta. E lo testimoniano i numeri: 21 risultati utili di fila (cinque pareggi, sedici successi) e 6 milioni e mezzo di tifosi davanti alla tv contro la Polonia. Il vero successo del Roberto Nazionale è stato quello di svincolarsi dai “nomi”. Non a caso chiunque entra gioca bene. Basti pensare a Bernardeschi che con la Juve è un caso e con l’Italia splende. O a Berardi che appena lo butti dentro fa gol. Esempi per far capire che è il modello di gioco a fare la differenza. Il modello che i Samp boys (Mancini, Vialli, Salsano, Lombardo) hanno portato a Coverciano. Insomma da quel funesto novembre 2017 di Italia-Svezia («Una partita segnata in partenza, perché l’ambiente era estremamente negativo» ha rimarcato ieri l’ex ct Ventura), tutto è cambiato. Ora non ci sono orizzonti troppo lontani. 

Quello che da sempre i club puntano a fare, lanciare i giovani, senza spesso riuscirci per il poco tempo a disposizione, lo ha fatto Mancini. «Quando lo fai devi avere pazienza, dargli tanto. Lui ha convocato ragazzi che non giocavano ancora nei propri club e che poi sono diventati successivamente ottimi calciatori. Questa cosa piace anche al gruppo, considera tutti alla stessa maniera. Trasmette sicurezza, ha concetti di gioco propositivi che piacciono ai giocatori» ha spiegato Evani. Prendiamo il centrocampo. Probabilmente il reparto più forte in assoluto e l’esempio migliore da fare. A fare la differenza è il perfetto di mix di qualità e quantità. Sei uomini per tre posti. Tutti interscambiabili. Praticamente due mediane titolari. Jorginho, Barella, Verratti, Locatelli, Sensi. E poi ancora Castrovilli, Tonali, Pellegrini, Zaniolo. Una media di 23 anni e mezzo. È stato un visionario. Ora lo stesso vuole farlo in attacco: ha già messo gli occhi su Scamacca.

Ecco perché la Figc vuole blindare il contratto di Mancini. Lui si gode il magic moment e prende tempo. Vorrebbe più soldi. E poi ci sono le big di mezza Europa che lo ammaliano. Si vedrà. Intanto la Federcalcio ha sposato il progetto della Fondazione Laps (onlus fondata nel 2016 da Lapo Elkann) per le famiglie più fragili: al via la raccolta fondi a favore della Croce Rossa Italiana e di Banco Alimentare. 

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Il Mattino