Ungheria, il ct Marco Rossi: «Arrivo da Pozzuoli e stupirò ancora»

Ungheria, il ct Marco Rossi: «Arrivo da Pozzuoli e stupirò ancora»
A Budapest hanno già comprato tutti i 68mila biglietti del nuovo Olimpico per l'esordio di martedì della loro Ungheria contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo....

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A Budapest hanno già comprato tutti i 68mila biglietti del nuovo Olimpico per l'esordio di martedì della loro Ungheria contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo. «Perché qui ormai non ci sono limitazione negli stadi. Si respira un'atmosfera di libertà ritrovata, un clima di serenità, non c'è più nessuno con la mascherina. Ed è bello che sia l'Europeo ha segnare il ritorno alla normalità dopo questo anno e mezzo di inferno». Marco Rossi è il ct italiano dell'Ungheria. Fa da pendolare con la sua Pozzuoli, dove ha scelto da anni di vivere, e la capitale magiara. E il cuore batte per gli azzurri, ovvio. «Spero che Mancini possa far rivivere quelle notti magiche del mondiale del 90. Non mi sembra un'Italia inferiore alle altre big d'Europa».


Rossi, certo lei ha un girone proibitivo per davvero.
«Francia, Portogallo e Germania sono della nazionali mostruose. Noi ci arriviamo privi di una delle nostre stelle, Szoboszlai ma abbiamo voglia di stupire ancora. Ma pur sempre restando con i piedi per terra. Chiaro che c'è entusiasmo, anche per i risultati in Nations League, ma nessuno deve dimenticare che qualificarci è già stato un risultato straordinario».


La sua favorita per Euro2020?
«La Francia mi sembra la più forte di tutte, però poi ha ragione Gary Lineker quando ricorda che le gare decisive le vince sempre la Germania. Ma io aggiungo: sempre se non hanno la sventura di incrociare l'Italia».


Mancini ha fatto un'impresa?
«Non era semplice dopo il 2018. Però anche lui ha avuto carta bianca, come io qui in Ungheria. Ed è più semplice lavorare sapendo di avere una fiducia illimitata. Lui ha appena firmato il rinnovo fino al 2024, ma la federazione ungherese con me ha fatto persino meglio: mi ha dato fiducia fino al 2025».


Ma come, e una panchina in Italia?
«Io sto bene qui, benissimo. Sono stimato e apprezzato, la gente è pazza per questa nazionale che è tornata a essere competitiva come lo era negli anni 50 e 60. Ma devo dire una cosa: in questi anni mai ho avuto un invito a prendere un caffè né da parte di un presidente di serie A né da uno di serie B».


Immobile o Belotti titolare?
«Io farei giocare Ciro: ha doti fisiche che in una mia squadra lo renderebbero intoccabile. E un fiuto del gol che lo fa bomber vero».


Tutti si aspettano Insigne trascinatore: anche lei?
«Tutti stanno sempre lì a puntare i fucili contro Lorenzo. Anche a Napoli, ogni volta viene giudicato con una severità inaudita e inspiegabile. Ha talento, lo ricordo quando lo affrontavo con lui che giocava nella Cavese e nel Foggia: lui è un fenomeno e questa competizione sarà l'occasione per mostrarlo ancora una volta. Ma non deve dimostrare nulla».


Lei ha giocato nella Sampdoria di Eriksson e Gullit con Mancini: cosa ha il ct che aveva anche da calciatore?
«Diventare allenatore per lui è stato un passo normale, quasi automatico, perché lo era anche quando stava in campo. Sapeva sempre cosa dire agli altri ed era difficile che qualcuno se la prendesse a male per i suoi suggerimenti».


Chi sono allenatori in campo in questa Nazionale?
«Certo. Chiellini e Bonucci. La loro leadership è evidente anche da lontano».

Domani c'è l'esordio con la Turchia. Che l'Ungheria ha battuto due volte in autunno.
«Sono forti, hanno una buona organizzazione, buona solidità fisica, e anche fantasia in alcuni giocatori. Ma Roberto non può certo lamentasi anche se pure Galles e Svizzera non vanno sottovalutati. Ma giocare a Roma darà una spinta in più».


A proposito di allenatori, Spalletti al Napoli?


«A livello tecnico parliamo di un top. Il suo carattere mi pare però abbia una spigolosità che sono curioso di vedere come si adatterà all'ambiente Napoli». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino