Ventura, il giorno dell'esonero: Ancelotti in pole

Ventura, il giorno dell'esonero: Ancelotti in pole
ROMA. Adesso, con il peggio ormai alle spalle, c'è solo da scegliere il meglio per l'Italia. Ventura è già il passato e non fa niente che non si sia...

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ROMA. Adesso, con il peggio ormai alle spalle, c'è solo da scegliere il meglio per l'Italia. Ventura è già il passato e non fa niente che non si sia dimesso nella notte più buia del nostro calcio, puntando con i suoi legali ad andare alla cassa (chiede il rispetto dell'accordo fino al 30 giugno e quindi pretende circa 875 mila euro) e sapendo che la clausola di rescissione permette alla Figc di annullare il prolungamento biennale, concesso al ct a fine agosto, con scadenza 2020. Per il successore, in teoria, non c'è fretta. Il tempo gioca per la Nazionale che resta in letargo più di quattro mesi, aspettando di tornare in campo per le amichevoli contro l'Argentina (23 marzo) e contro l'Inghilterra (27 marzo). La prima gara ufficiale è lontanissima: settembre 2018, nella Nations League. L'urgenza, dunque, esiste solo perché nei playoff è stato toccato il fondo. Ma, dopo l'errore fatto nella primavera del 2016 su input di Lippi che poi si è chiamato fuori, non si può concedere il bis. La scelta deve essere mirata e di spessore. Per riprendere subito quota nel ranking Fifa e riabilitare l'immagine del Club Italia.


Il successore di Ventura sarà un big. E, pure se sul bilancio della Figc inciderà la mancata qualificazione al mondiale, con un ingaggio da allenatore di club. Cioè come quello concesso a Conte, con l'intervento al 50% dello sponsor tecnico, nel biennio 2014-16: 4 milioni di euro. Il nome del candidato non deve spaventare: Carlo, ma con Tavecchio non c'entra niente. È Ancelotti il candidato eccellente. Anche di chi ha suggerito al presidente federale di dimettersi: Malagò lo ritiene l'uomo giusto per la rifondazione. Indicazione sposata dal dg Uva che lavorò con il tecnico di Reggiolo nel Parma. Qualche contatto informale c'è stato nelle ultime ore. Via telefono. Roma chiama Vancouver. Per conoscere le intenzioni di Carletto. Che, tra l'altro, non è sotto contratto.

 

«Sono a Torino, ma non vado allo stadio a vedere Italia-Macedonia. Non voglio essere indicato come chi sta per prendere il posto di Ventura. È presto per andare in Nazionale». Ancelotti, il mese scorso, ha scansato l'ipotesi di un ritorno in azzurro (fu il vice di Sacchi). Ora, però, la situazione è cambiata. Dalla capitale gli hanno detto che potrebbe essere il salvatore della Patria. Carletto, però, ha già fatto sapere che vuole vederci chiaro e sapere chi guiderà la Federcalcio. Ha perplessità sull'attuale governance ed è dura dargli torto. In più si sente ancora allenatore di club. Saltata l'ipotesi di fare il ct a tempo con la Croazia, lo ha chiamato di nuovo Abramovich per il Chelsea e ultimamente è stato cercato dall'Arsenal. Che è diventata la prima scelta. Londra è la piazza preferita. Sua e della moglie Mariann. La Figc, per convincerlo, dovrà insomma quantomeno restaurare il Palazzo.
Exit strategy

Di Biagio, intanto, si prepara per il ruolo di traghettatore. Se Ancelotti rinuncerà, Sibilia, vicario di Tavecchio, insisterà con Conte. Che, pronto al rientro in Italia e quindi al divorzio con il Chelsea, preferirebbe tornare in serie A. Resta in corsa pure Mancini che, in più di un'occasione, ha dato la disponibilità. Dovrebbe, però, lasciare lo Zenit e rinunciare all'ingaggio da favola. Allegri, invece, è spettatore interessato. Dipende come andrà la sua quarta stagione con la Juve. Il profilo piace.
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Il Mattino