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Da questo mese Meta ha deciso di lanciare la versione a pagamento dei suoi social Facebook e Instagram per gli utenti europei. La differenza rispetto all'utilizzo gratuito è la mancanza di pubblicità: gli utenti abbonati potranno usare le piattaforme senza la comparsa di inserzioni, gli altri saranno invece esposti e pubblicità ancora più mirate.
«L'abbonamento di Meta a 13 dollari al mese consente di non essere colpiti dalla pubblicità. È molto probabile - dichiara Pasquale Incarnato, digital strategist - che anche gli altri social media prenderanno la stessa direzione di Meta. Da questo punto di vista, gli esperti di diritto europeo hanno iniziato a constatare delle violazioni di alcuni diritti del Gdpr».
Il Gdpr è regolamento generale sulla protezione dei dati dell'Unione Europea entrato in vigore il 24 maggio 2016 e applicato dal 25 maggio 2018. Il regolamento sancisce, tra le altre cose, il diritto di poter scegliere se rilasciare i propri dati affinché siano trattati a fini commerciali o se, al contrario, rifiutarli. Una scelta che secondo gli articoli 6, 7.4 e 25 del Gdpr deve essere libera e senza conseguenze sull'utente.
«In questo caso - aggiunge - questa libertà manca perché il rifiuto al trattamento dei dati comporta un pagamento per l'utilizzo della piattaforma.
A beneficiare della profilazione più efficiente su tutti questi utenti che hanno deciso di non abbonarsi - che di fatto rappresentano la maggioranza degli iscritti -, non sono solo le big tech ma anche si occupa di digital marketing e quindi di tutti coloro che lavorano con i social.
Inoltre, è possibile che in futuro queste figure abbiano da lavorare anche in più. «L'abbonamento oggi consente solo di non essere colpiti dalla pubblicità ma non è da escludere che un domani il pagamento possa consentire l'accesso a contenuti esclusivi. In questo si apriranno nuove opportunità per creare contenuti ad hoc per gli abbonati», conclude.
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