Pur producendo energia pulita, anche i pannelli solari inquinano: le più promettenti celle solari in termini di efficienza, quelle a base del materiale chiamate perovskite,...
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Anche se i calcoli mostrano che la quantità di piombo presente nella sottile pellicola di perovskite utilizzata nelle celle solari è inferiore allo 0,1%, ossia sotto i limiti di sicurezza previsti da molti Paesi, l'impatto ambientale è ben diverso. «Abbiamo misurato la capacità delle piante, cresciute in un terreno contaminato da perovskite, di assorbire questo elemento, scoprendo un dato interessante», spiega all'ANSA Abate, che lavora anche con il Centro Helmholtz per i materiali e l'energia di Berlino. «Abbiamo visto cioè che la capacità delle piante di raccogliere piombo del terreno - prosegue - diventa più efficiente con la perovskite, fino a 10 volte superiore di quella che si ha con altre fonti di inquinamento industriale da piombo».
Gli studiosi hanno poi provato a sostituire, nelle celle solari, il piombo con lo stagno, vedendo così che la sua quantità presente nell'ambiente era ben al di sotto del valore massimo tollerabile indicato dalla Fao. «Se si fanno delle perovskiti con lo stagno la situazione cambia - conclude - e questo perché, pur essendo un metallo tossico, si ossida molto velocemente. Questi risultati non solo possono aiutare nello sviluppo di perovskiti efficienti con base di stagno, ma indicano che serve un monitoraggio sistematico dell'impatto ambientale, prima che le diverse composizioni di perovskiti siano usate più su larga scala». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino