Mariafelicia De Laurentis ha ricevuto la medaglia Einstein, insieme agli oltre 200 scienziati dell’Event Horizon Telescope, il team internazionale di cui fa parte la...
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«È un riconoscimento al nostro lavoro di squadra. Saper lavorare insieme agli altri fa bene e fa la differenza. Si ottengono risultati importanti. E in questo team sto imparando lezioni di vita straordinarie. Pensare con gli altri e non essere in competizione fa la differenza», commenta la professoressa De Laurentiis.
Il prestigioso premio che con cadenza annuale viene dato dalla Albert Einstein society è stato assegnato per la prima volta ad un gruppo di ricercatori e non a una sola persona. La prof De Laurentiis insegna alla facoltà di Astronomia ed astrofisica alla Federico II di Napoli ed è ricercatrice dell’Istituto nazionale di Fisica Nucleare. Appena qualche settimana fa è stata nominata coordinatrice del Consiglio scientifico dell’Event Horizon Telescope (EHT), il team internazionale di scienziati che ha ora in progetto una nuova avventura: fotografare Sagittarius A*, il buco nero presente al centro della nostra galassia ad appena 25 milioni di anni luce dalla Terra.
Quella spettacolare ombra di un gigantesco buco nero al centro della galassia catalogata come “M87” distante 55 milioni di anni luce dalla Terra, fu, l’anno scorso, catturata dopo mesi e mesi di lavoro da un gruppo di radiotelescopi sparsi in mezzo mondo guidati da un team internazionale di 200 abili ricercatori di cui fanno parte solo 5 Italiani. Quello scatto è stato il primo in assoluto nella storia che ha reso possibile osservare un oggetto cosmico invisibile e solo teoricamente predetto un secolo fa da Einstein.
«È un riconoscimento al nostro lavoro di squadra. Saper lavorare insieme agli altri fa bene e fa la differenza. Si ottengono risultati importanti. E in questo team sto imparando lezioni di vita straordinarie. Pensare con gli altri e non essere in competizione fa la differenza», commenta la professoressa De Laurentiis.
Mariafelicia De Laurentis è nata a Napoli, ma vive ad Acerra da dove anni fa è partita in giro per le università di mezzo mondo. La sua storia è quella di un classico cervello in fuga che per coltivare la sua tenace passione per le stelle è giunta finanche in Siberia, dove è arrivata passando prima per Torino (dove ha conseguito il suo dottorato di ricerca), Parigi, Giappone, Brasile, Barcellona e, da cui è partita, con destinazione Francoforte per poi infine far ritorno due anni fa a Napoli alla Federico II: richiamata per i suoi meriti scientifici. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino