Lo abbiamo scaricato dopo una ricerca durata cinque minuti scarsi: si chiama How to Survive in the West's e non è nient'altro che un manuale in inglese che insegna...
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«L'ho presa da un sito americano, anche il procuratore l'ha scaricata», ammise Waqas dopo l'arresto. Teorie e tecniche degli assalti sono spiegati in modo incisivo e didascalico: si va dalla costruzione di «primitive weapons», ossia pistole giocattolo artigianali «potenzialmente letali» e «non illegali», a ulteriori link che rimandano a manuali di approfondimento della guerriglia jihadista. Tra tutti il Sas Survival Handbook, che insegna a sopravvivere in condizioni estreme (tutt'oggi scaricabile in meno di 30 secondi), e Inside the Global Jihad, pratico volumetto in pdf che insegna a procurarsi le armi da combattimento e a utilizzarle correttamente. Ma su How to Survive non mancano nozioni base per la fabbricazione di una serie di ordigni letali, dalla classica molotov ai vecchi telefonini Nokia da riconvertire in detonatori. Anche in questo caso, numerosi collegamenti rimandano a figure illustrative per ottenere i risultati desiderati. L'autore suggerisce inoltre di utilizzare ancora Tor e di connettersi a YouTube, dove esistono tutorial alla portata di tutti. «Una semplice ricerca ti insegnerà quanto può essere letale un deodorante spray, se utilizzato correttamente», dice beffardo l'addestratore. Ampio spazio è dedicato poi anche alla costruzione di autobomba, al sequestro di persone, e a un'analisi ragionata dei migliori attacchi all'Occidente, tra cui quello dei fratelli Said e Cherif Kouachi, menti dell'assalto a Charlie Hebdo.
Connettersi al mondo del jihad, spiega il manuale, è piuttosto semplice: basta dotarsi di Tor, un servizio internet che garantisce l'anonimato, andare su Twitter e digitare suspended share, la parola chiave per accedere agli account sospesi, che consente di mettersi in contatto con gli affiliati allo Stato islamico. Ma il consiglio si rivela utile anche per setacciare i social a caccia di risorse jihadiste: in pochi clic riusciamo a scaricare sul nostro pc anche Rumiyah, la rivista dell'Isis il cui nome omaggia Roma, che destato anche l'interesse di Saipov. In uno degli ultimi numeri, il magazine del Califfato suggeriva infatti una serie di veicoli caldamente consigliati per investire i crociati. Ma anche in questo caso il sito web da cui otteniamo la copia della nostra rivista lascia interdetti: si tratta di una piattaforma americana, denominata clarionproject.org, che ha sede a Washington e si propone di informare tutti dei rischi del radicalismo islamico. È proprio necessario, in nome della conoscenza, diffondere liberamente anche la rivista dell'Isis?
Il viaggio in rete prosegue con Knights Of Lone Jihad, un'altra rivista di marca jihadista presente su Ansarullhaq channel, che nel numero 4 suggerisce cinque tecniche d'assalto per raid notturni, con i relativi infiammabili da utilizzare, gli acidi più adatti e la costruzione di trappole in strada. A destare profondo allarme anche nella Penisola è stata l'anno scorso la crescita di canali Telegram dello Stato islamico nella lingua di Dante. È il caso di Khilafa News Italia, che ha raccolto in poche ore 200 membri, e Ansar del Califfato Italia, canali forse resi segreti dall'amministratore del sito, preoccupato da occhi troppo indiscreti. In perfetto italiano anche la pagina Facebook Cronache islamiche, che conta su 23 membri e desideri piuttosto espliciti come «la Chiesa cattolica è un cancro da debellare, anche con la forza». Ma anche Puro monoteismo (90 membri), Prigionieri sunniti in Iran (75) e Islam religione di pace (21): frequentati soprattutto da maghrebini residenti in Italia, sono di certo un sicuro approdo per islamici arrabbiati. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino