Un uomo cammina in mezzo a una folla di persone. Sono tutti seduti, tranne lui. Tutti indossano dei visori per la realtà virtuale, dei grandi occhialoni ciechi che li fanno...
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Sensazione che viene accresciuta se si pensa che il ceo di Facebook è salito sul palco dell'evento Samsung per parlare proprio della nuova frontiera dell'hi-tech, la realtà virtuale. «È una tecnologia che cambierà le nostre vite», ha detto, entusiasta. Ed è forse proprio quella la paura maggiore di chi vede quell'immagine come un monito, come un'oscura previsione: uno sterminato popolo di persone assoggettate da una tecnologia dominata da pochi, che naturalmente ne restano immuni. C'è addirittura chi scrive di non voler vivere in una società di automi, di voler continuare «a poter toccare i fiori, a sentirne l'odore e a stringere fra le braccia i propri bambini», e cose del genere. In realtà Zuckerberg si riferiva al fatto che quella nuova frontiera potrà aiutarci a sentirci ancora più vicini, a metterci in contatto ancora più facilmente, nel modo più umano possibile, così come ha fatto la tecnologia fino ad oggi, riuscendo ad annullare le distanze.
È vero, la foto fa effetto anche ai più strenui sostenitori del progresso tecnologico, su questo non c'è dubbio. Ma è sempre bene ricordare che la letteratura e il cinema, ma soprattutto la paura dell'ignoto finiscono per alterare la realtà. Molto di più di un visore.
andrea.andrei@ilmessaggero.it
Twitter: @andreaandrei_ Leggi l'articolo completo su
Il Mattino