Maglia numero 9 di Higuaìn addosso, rigorosamente bianconera, e smartphone in mano pronto a filmare. Così un tifoso juventino, napoletano emigrato in Germania, si...
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Insomma, secondo Bonavita c’era un patto tra gruppi organizzati delle due tifoserie per cessare le ostilità. Un patto che sarebbe stato tradito dai napoletani, che domenica sugli spalti del San Paolo hanno esposto uno striscione che recitava: “Chi ruba viene fulminato”. Il riferimento era a un incidente avvenuto sabato sera a Torino, durante i festeggiamenti per il settimo scudetto consecutivo conquistato dalla Vecchia Signora, quando un camion è rimasto impigliato nei fili del tram. Fortunatamente, in quel momento i cavi non erano attraversati dalla corrente e il bilancio dell’incidente parla di ferite non gravissime per i sei passeggeri del mezzo: due ricoverati in ospedale con codice giallo, mentre gli altri quattro hanno riportato lesioni da codice verde. Una tragedia evitata per miracolo, che per Bonavita non meritava gli sfottò della curva napoletana. Da lì la ripresa delle ostilità, e il suo video all’interno del San Paolo è solo l’ultimo atto di una “guerra”, così come la definisce lui stesso, che semmai avesse vissuto una tregua, nessuno se n’era accorto.
Al di là della rivalità tra tifoseria napoletana e juventina, che pure meriterebbe la dovuta attenzione da parte delle autorità competenti quando sfocia in determinati atti più o meno violenti sul piano fisico e verbale, è doveroso chiedersi come sia possibile che due persone comuni riescano a introdursi in una struttura pubblica senza averne l’autorizzazione, riuscendo a muoversi indisturbate al suo interno. In un periodo storico in cui i grandi luoghi di aggregazione dovrebbero essere strettamente sorvegliati, considerato il grande rischio di attentati che incombe costantemente sulle nostre teste, appare di una gravità inaudita che nessuno li abbia bloccati all’ingresso. E ancora più grave sarebbe non prendere provvedimenti al cospetto di questi due video che da ieri girano liberamente in Rete. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino