Ultrà juventino nel San Paolo vuoto:
«Cesso per 60mila monnezze»

A sinistra Davide Bonavita nel San Paolo vuoto, a destra dietro una scrivania
A sinistra Davide Bonavita nel San Paolo vuoto, a destra dietro una scrivania
di Gennaro Morra
Giovedì 24 Maggio 2018, 21:41
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Maglia numero 9 di Higuaìn addosso, rigorosamente bianconera, e smartphone in mano pronto a filmare. Così un tifoso juventino, napoletano emigrato in Germania, si è introdotto nello stadio San Paolo vuoto, accompagnato da un’altra persona, per girare un video, dove critica lo stato di fatiscenza in cui versa l’impianto sportivo, definendolo più volte “cesso”. Poi, realizzando una carrellata sugli spalti deserti, commenta: «Qui ci stanno 60mila monnezze, guardate quanto fa schifo questo stadio».
 

Non si sa quando Davide Bonavita abbia girato questo video, ma nella giornata di ieri la clip è arrivata sui social network, ovviamente scatenando l’ira dei tifosi napoletani. Numerosi sono stati i commenti e i messaggi privati ricevuti dall’autore, che pare appartenga a un gruppo di ultrà bianconeri, con cui gli sono state restituite le offese. E ieri sera Bonavita ha pubblicato sul suo profilo Facebook un nuovo video, dove spiega le ragioni che l’hanno portato a compiere quell’incursione nell’impianto di Fuorigrotta e a insultare i supporter azzurri. Stando al suo racconto, l’ultrà bianconero era stato contattato da suoi amici tifosi napoletani per chiedergli di spendersi affinché allo Juventus Stadium si smettesse di intonare il coro “Lavali col fuoco”. Sostiene, poi, di essersi battuto perché l’odioso canto fosse bandito, riuscendo nel suo intento. Infine, si attribuisce anche il merito di aver evitato scontri tra opposte tifoserie e tra forze dell’ordine e supporter napoletani, frapponendosi fisicamente tra le fazioni nel post-gara di Juventus-Napoli dello scorso aprile.

Insomma, secondo Bonavita c’era un patto tra gruppi organizzati delle due tifoserie per cessare le ostilità. Un patto che sarebbe stato tradito dai napoletani, che domenica sugli spalti del San Paolo hanno esposto uno striscione che recitava: “Chi ruba viene fulminato”. Il riferimento era a un incidente avvenuto sabato sera a Torino, durante i festeggiamenti per il settimo scudetto consecutivo conquistato dalla Vecchia Signora, quando un camion è rimasto impigliato nei fili del tram. Fortunatamente, in quel momento i cavi non erano attraversati dalla corrente e il bilancio dell’incidente parla di ferite non gravissime per i sei passeggeri del mezzo: due ricoverati in ospedale con codice giallo, mentre gli altri quattro hanno riportato lesioni da codice verde. Una tragedia evitata per miracolo, che per Bonavita non meritava gli sfottò della curva napoletana. Da lì la ripresa delle ostilità, e il suo video all’interno del San Paolo è solo l’ultimo atto di una “guerra”, così come la definisce lui stesso, che semmai avesse vissuto una tregua, nessuno se n’era accorto.
 
Al di là della rivalità tra tifoseria napoletana e juventina, che pure meriterebbe la dovuta attenzione da parte delle autorità competenti quando sfocia in determinati atti più o meno violenti sul piano fisico e verbale, è doveroso chiedersi come sia possibile che due persone comuni riescano a introdursi in una struttura pubblica senza averne l’autorizzazione, riuscendo a muoversi indisturbate al suo interno. In un periodo storico in cui i grandi luoghi di aggregazione dovrebbero essere strettamente sorvegliati, considerato il grande rischio di attentati che incombe costantemente sulle nostre teste, appare di una gravità inaudita che nessuno li abbia bloccati all’ingresso. E ancora più grave sarebbe non prendere provvedimenti al cospetto di questi due video che da ieri girano liberamente in Rete.
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