Al via l'hackathon della Nasa a Napoli

di Rossella Grasso Ore 10, polo universitario di San Giovanni a Teduccio della Federico II. Cento ragazzi provenienti da varie città, italiane e non, si sono radunati per...

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di Rossella Grasso

Ore 10, polo universitario di San Giovanni a Teduccio della Federico II. Cento ragazzi provenienti da varie città, italiane e non, si sono radunati per partecipare al Nasa Space Apps Challenge 2017. Hanno 24 ore per progettare un’idea che possa essere utile alla Terra, all’ambiente e a tutto l’ecosistema, spazio compreso. Nella sala da cui si dà il via all’evento ci sono ragazzi del liceo, dell’università e persino ricercatori. Competono tutti per lo stesso obiettivo: avere un’idea che sbalordisca la commissione fatta di docenti universitari, membri del consolato americano nel Sud Italia e della Nasa che per due giorni si aggireranno tra i gruppi di ragazzi in gioco all’hackathon. 



Nasa Space Apps Challenge si sta svolgendo in contemporanea in altre 200 università sparse in tutto il mondo. In Italia, oltre a Napoli, si sta svolgendo a Roma e Vicenza, Milano e Torino. Prima di iniziare si ci collega con le altre città per un saluto e un in bocca al lupo generale.Domani ogni università in cui si sta svolgendo la competizione proclamerà due idee vincitrici, poi tutte le idee vincenti parteciperanno a un’altra competizione, questa volta mondiale. 

In collegamento dall’America, Arizona, c’è anche Chandrakanta Ojah, il vincitore dell’edizione 2014 dello Space Apps Challenge a Roma. È stato proprio lui a proporre di svolgere la competizione anche a Napoli. Dopo aver vinto l’hakaton mondiale, da ricercatore si è trovato a lavorare a Napoli all’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente (Irea). E da qui l’idea: perché non fare un hackathon anche a Napoli? Tra i partecipanti c’è anche Mattia Barbarossa, veterano della partecipazione a qualsiasi hackathon sia in circolazione, nonostante abbia solo 16 anni. 


Alle 11 i gruppi sono formati e si sono riuniti nelle varie aule messe a disposizione dell’ateneo. “Facciamo brain storming”, dicono. Qualcuno ha già le idee chiare, qualcun altro no, ma l’importante è condividerle con il gruppo formato da figure professionali diverse: architetti, ingegneri, designer o semplicemente appassionati allo spazio. Pochi minuti per mettere insieme le idee e poi giù la testa nei pc. La rialzeranno domani pomeriggio quando dovranno esporle davanti alla giuria. E che dire? Che vinca il migliore.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino