Alto Calore, Ciarcia non molla:
«Gioco sporco per sostituirmi»

Alto Calore, Ciarcia non molla: «Gioco sporco per sostituirmi»
di Alessandro Calabrese
Lunedì 19 Agosto 2019, 12:00
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«Un eventuale avvicendamento al vertice dell'Alto Calore, con la mia sostituzione, è funzionale solo ad una strategia elettorale. In tutta questa vicenda, infatti, alcuni esponenti politici stanno giocando sporco. Da una parte affermano che l'azienda ha bisogno di un manager lontano dai partiti, dall'altra cercano di chiudere intese per favorire il candidato di turno alle elezioni regionali, utilizzando la poltrona dell'amministratore unico. Un'operazione che, però, fin quando sarò io al timone non permetterò».

Michelangelo Ciarcia, tirato in ballo nel dibattito che si sta sviluppando sul suo ruolo sull'opportunità o meno di rimuoverlo, replica alle dichiarazioni del sindaco di Avellino, Gianluca Festa, precisa alcuni aspetti su quanto affermato dal deputato Umberto Del Basso e De Caro e ringrazia i sindacati e i sindaci che lo appoggiano. 
 
«Il sindaco Festa - dice il manager - mi vuole sostituire con qualcuno che possa essere utile alla candidatura di Livio Petitto alle prossime regionali e non perché abbia individuato un professionista del settore che sicuramente possa far uscire l'Alto Calore dalle secche in cui l'ha condotto la politica. Sull'azienda, infatti, l'obiettivo è un altro: portare i libri in Tribunale e dichiarare fallimento. Ma per fare questo sono buoni tutti. Io, però, sono un amministratore serio e con me le società non sono mai fallite. Festa, invece, ha demolito il Pd, utilizzandolo per suoi scopi personali. Basta ricordare il tentativo di scalata con l'acquisto delle tessere. Dunque, se vuole sostituirmi lo facesse subito, così torno ai miei impegni di lavoro che ho messo da parte per dedicarmi completamente al risanamento dell'Alto Calore».

Nonostante tutto, però, Ciarcia è deciso ad andare avanti e adempiere al mandato affidatogli dall'assemblea dei sindaci. «Il primo cittadino del capoluogo irpino e i suoi compagni continua - sappiano che venderò cara la pelle. Non perché sono attaccato alla poltrona ma ho una dignità professionale da difendere. E poi non basta il Comune di Avellino a sfiduciarmi, c'è bisogno del 50,01% e una grande percentuale composta da altri sindaci soci è di tutt'altro avviso sul mio operato. Li ringrazio, così come ringrazio i rappresentanti sindacali interni all'azienda per le belle parole nei miei confronti. Con loro si è instaurato un rapporto di stima reciproca e di grande collaborazione. Del resto vogliamo la stessa cosa: salvare l'Alto Calore e renderlo sempre più efficiente».

Poi, rivolgendosi a De Caro che nell'intervista a Il Mattino pubblicata ieri ha ricordato il suo sostegno decisivo per la nomina di Ciarcia e ha dichiarato l'Acs un'azienda tecnicamente fallita, l'amministratore unico dice: «Quando ho accettato sapevo i rischi a cui sarei andato incontro. Ne ero cosciente. Anche perché con un fatturato annuo di 45 milioni di euro e un piano di risanamento approvato fattibile, c'erano, e ci sono tuttora, i margini per rimettere in piedi l'azienda. Da un anno, secondo qualcuno, avrei dovuto dichiarare il fallimento e, invece, pian piano stiamo invertendo il trend dei conti, pagando i Comuni, i fornitori e i dipendenti. Sto attuando il protocollo stabilito riducendo le spese, con il prepensionamento del personale e presto avvieremo anche i progetti di riqualificazione delle reti finanziati dalla Regione. L'aumento di capitale, invece, è congelato visto l'impossibilità dei Comuni di rimpinguare la propria quota sociale, così come l'aiuto della Cassa Depositi e Prestiti che per sbloccarsi avrebbe bisogno di tutt'altra spinta».

Infine, un monito: «Ringrazio De Caro che mi ha sostenuto, anche se non so francamente chi avrebbe accettato il pericolo di restare con il cerino in mano. Se mi daranno la possibilità di svolgere il mio incarico, lo spiraglio per uscire dal tunnel c'è. La società non è fallita e ha un patrimonio importante. Alto Calore ha 300 dipendenti, non facciamola diventare un'altra vertenza sindacale. Per questo, invito la politica a fare un passo indietro. Del resto in questo momento ciò che fa più male all'azienda è quest'aria di incertezza».
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