Gerardina morta avvelenata ad Ariano Irpino, sospetti sull'uso dei fertilizzanti

Si indaga per omicidio colposo: la donna potrebbe aver maneggiato fitofarmaci nell'azienda del marito senza precauzioni

Gerardina Corsano
Gerardina Corsano
di Gianni Colucci
Sabato 18 Novembre 2023, 23:35 - Ultimo agg. 19 Novembre, 20:45
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«Non procediamo per omicidio volontario. Riteniamo che l’accidentalità o la colposità siano gli elementi cardine di questo evento». Il procuratore capo della Repubblica presso il tribunale di Benevento, Aldo Policastro procede dritto sulla strada dell’indagine sulla morte di Gerardina Corsano la 46enne di Ariano Irpino deceduta il 31 ottobre ad Ariano Irpino. Si riparte dall’omicidio colposo, dunque dall’ipotesi dell’avvelenamento. E dalla manipolazione di fitofarmaci forse avvenuta senza precauzioni e competenze che si acquisiscono con corsi specifici.

Non da botulino dunque come si era immaginato subito dopo che Gerardina e il marito Angelo Meninno (il 52enne che poi è riuscito a salvarsi) hanno manifestato i primi sintomi.

Venerdì sono arrivati in un plico i primi risultati relativi alle indagini dell’Istituto superiore di sanità (Iss) ordinati dalla Procura su campioni di tessuti e liquidi prelevati sul corpo della vittima (ma anche dal marito Angelo Meninno che in un primo momento era rimasto intossicato). Gli esami dell’Istituto superiore di sanità, hanno escluso il botulino ma non l’avvelenamento.

«Non escludiamo nessuna pista.

Sopratutto ora che disponiamo di elementi provenienti degli esami autoptici e dell’Istituto superiore di Sanità», dice il procuratore. Ma alla luce di questi risultati scientifici non si è modificata la posizione dei tre indagati (il medico dell’ospedale che dimise la prima volta Gerardina e i titolari della pizzeria dove la coppia consumò la famosa pizza al peperoncino ritenuta origine dell’intossicazione da botulino). «Non abbiamo modificato alcun provvedimento preso fino a questo momento non ci sono elementi che hanno cambiato le cose», spiega il capo della Procura sannita che indaga per competenza territoriale sulla vicenda avvenuta nel comune irpino. «Esclusa la pista del botulino, rimane salda quella dell’avvelenamento. Si tratta di indagini molto complesse quindi è necessario fare ulteriori accertamenti, e per quanto ci riguarda noi lavoriamo su tutte le piste», dicono in Procura.

Il passo più clamoroso è quello del sequestro dei telefonini ad Angelo e ai suoi familiari. Ma dalla Procura non danno particolare significato alla cosa: «Abbiamo effettuato sequestri probatori a prescindere dai rapporti familiari». Quel che è certo è che Angelo non è indagato. «Il sequestro dei cellulari non implica l’iscrizione nel registro degli indagati», dicono gli inquirenti. Qual è allora dunque l’ipotesi su cui si muove la procura? La manipolazione di fitofarmaci è un elemento che ha potuto causare la morte di Gerardina? Le complesse tecniche scientifiche utilizzate dall’Iss per esaminare i reperti hanno escluso solo il botulino, non altri veleni. La donna stabilmente nell’impresa del marito, anche se non era titolare dell’azienda, non è chiaro se abbia seguito dei corsi per manipolare i prodotti fitosanitari. Quindi la morte potrebbe essere giunta anche a causa di un inaccorto utilizzo dei farmaci che il marito utilizzava nella sua azienda stoccando cerali.

E cosa è accaduto nelle ore in cui i due si sono sentititi male? Di qui il decreto d’urgenza di acquisizione delle apparecchiature elettroniche di Angelo Meninno e alcuni suoi familiari, un sequestro probatorio, da confermare nelle prossime ore, per la ricerca di prove dirette a fare luce sulla morte della donna. Ai periti incaricati di estrarre le copie forensi dei tabulati telefonici, di conversazioni e messaggi dai cellulari, è arrivata la raccomandazione della Procura: «Fate presto». L’avvocato Gerardo Giorgione che cura gli interessi della famiglia Corsano e che nei giorni scorsi aveva indirizzato alla Procura una richiesta di indagine su determinati aspetti della vicenda: «Cosa è successo dal 28 al 31 ottobre scorso? Nessuno al momento è colpevole, ma ci sono atti che non possono non condurre alla verità». È quella che potrebbe scaturire dalle conversazioni telefoniche dei cellulari sequestrati.
 

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