Avellino, il vescovo all'attentatore:
«La nostra porta sempre aperta»

Avellino, il vescovo all'attentatore: «La nostra porta sempre aperta»
Sabato 24 Agosto 2019, 17:44 - Ultimo agg. 25 Agosto, 08:56
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«A bocce ferme facciamo qualche considerazione sul piccolo incidente accaduto ieri davanti al portone dell'episcopio». Il giorno dopo l'attentato di Avellino, fa sentire la sua voce anche il vescovo, Arturo Aiello, che, prima di tutto, porge i suoi ringraziamenti alle forze dell'ordine, alle istituzioni e ai singoli e fedeli, ma soprattutto a chi è rimasto ferito come Antonio D'Agostino, il vigile urbano, Domenico Pironti, e il direttore della Caritas, Carlo Mele. 

Il vescovo sottolinea come l'attentato di ieri vada letto come un gesto isolato e senza alcuna trama eversiva. «È l'urlo di un popolo di invisibili che abita la città e i paesi della nostra provincia elemosinando pane, lavoro e, forse, attenzione come i gatti randagi. Sono invisibili perché non considerati, esclusi o autoemarginati, vaganti come ombre e cani sciolti, senza fissa dimora, spesso sul limite sempre incerto della follia o di un disturbato senso della realtà - sottolinea il Vescovo. Chi fa caso a questa folle di ombre vaganti? Devo dare atto alle parrocchie di svolgere un ruolo di accoglienza, di ascolto, di integrazione, di asilo politico».
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