Coronavirus in Irpinia, altri sei casi:
contagiata anche un'intera famiglia

Coronavirus in Irpinia, altri sei casi: contagiata anche un'intera famiglia
di Antonello Plati
Lunedì 6 Luglio 2020, 10:35 - Ultimo agg. 18:11
4 Minuti di Lettura

C'è un nuovo focolaio in provincia di Avellino: sale a sei il bilancio dei contagiati a Santa Lucia di Serino. Ieri, infatti, sono risultati positivi al Covid cinque parenti dell'uomo di 69 anni, di origine venezuelana, ma residente da anni nel piccolo comune alle falde del Terminio, ricoverato in gravi condizioni nel reparto di Anestesia e Rianimazione dell'Azienda ospedaliera Moscati. Tra questi, c'è anche un bambino di appena 5 anni: vivono tutti nella stessa abitazione, ma al momento per nessuno dei nuovi casi s'è reso necessario il ricovero.

Poche ore dopo al Moscati è emerso un altro caso, non riguardante il nucleo familiare: un 71enne di San Michele di Serino, arrivato in ospedale in stato di agitazione psicomotoria, è risultato positivo al tampone. Al di là della vicinanza dei due centri, nelle prossime ore si proverà a capire se ci sono correlazioni tra i diversi contagi.

LEGGI ANCHE Tarro: «Diventerà stagionale come l'aviaria»

Non sono infatti ancora chiare le cause che hanno determinato l'infezione a Santa Lucia: l'Asl di Avellino ha avviato un'indagine per ricostruire la rete di contatti. In Irpinia da oltre dieci anni, il sessantanovenne ricoverato sabato lavora saltuariamente come lavapiatti in una struttura ricettiva del serinese. Negli ultimi mesi, in particolare da gennaio a oggi, non è mai tornato in patria né avrebbe fatto viaggi all'estero o in altre città italiane. Per il momento, sono stati sottoposti a tampone, per verificare la positività o meno al virus, una decina di familiari: le analisi, affidate al Laboratorio di Microbiologia e Virologia della città ospedaliera, hanno confermato, dunque, la positività di cinque persone. Nelle prossime ore, però, saranno effettuati gli stessi esami su altrettanti colleghi di lavoro e su altre persone che negli ultimi 14 giorni hanno incontrato l'uomo che da circa 10 giorni presentava sintomi parainfluenzali.

È stato, quindi, il medico di famiglia a contattare l'Asl che giovedì scorso ha eseguito il tampone a domicilio. La febbre, poi, è salita e le difficoltà respiratorie hanno indotto il medico di famiglia a chiederne il trasporto in ospedale. All'arrivo in pronto soccorso, gli operatori hanno costatato la grave insufficienza respiratoria, ma anche una bradicardia e un'ipotensione. Immediata la consulenza cardiologica, quindi la ripetizione del tampone (che ha confermato la positività) e il supporto per rendere meno difficoltoso il respiro. Dopo la notte nel reparto di Emergenza, adesso l'uomo è intubato in una stanza di isolamento del reparto di Anestesia e Rianimazione. Oggi, però, potrebbe essere disposto un ulteriore trasferimento, questa volta verso il Cotugno di Napoli. Una soluzione subito caldeggiata dalla direzione sanitaria che per l'intera giornata di sabato, contattando diverse strutture partenopee, ha tentato di trasportare il contagiato altrove. Perché? Perché il Moscati è sprovvisto di percorsi protetti per consentire ai pazienti Covid-19 di attraversare i reparti in sicurezza senza, quindi, rischiare di contagiare altri degenti e operatori sanitari. Più volte segnalata dal Mattino, questa lacuna non è mai stata colmata in quanto a metà aprile, come noto, è stato allestito nella palazzina Alpi il Covid Hospital.
 


Allora perché l'uomo di Santa Lucia di Serino non è ricoverato nel Covid Hospital? L'attività della struttura è stata momentaneamente sospesa dopo le dimissioni degli ultimi pazienti (negativi a tre tamponi consecutivi). Inoltre, in questo momento, non ci sarebbe personale dedicato per farla ripartire. Ma, a quanto pare, mancherebbe la volontà da parte della direzione strategica che ha quindi, come detto, subito tentato di dirottare il caso su Napoli. Eppure, all'indomani della chiusura del Covid Hospital, era stato proprio il direttore generale Renato Pizzuti a sottolineare: «Siamo perfettamente in grado di far fronte a una seconda ondata dell'epidemia».

Con 7 positivi in tre giorni (venerdì c'era stato anche il caso della donna di 32 anni residente a Moschiano, ma ricoverata a Napoli), non siamo certo di fronte a nuova ondata epidemica in Irpinia.
Tuttavia, il Moscati ha già mostrato serie difficoltà nella gestione di un solo paziente. Desta particolare preoccupazione quanto successo in pronto soccorso con il venezuelano ricoverato in una sala medica comune (non di isolamento e senza pressione negativa), esponendo in questo modo medici e infermieri. Contravvenendo pure alle indicazioni ministeriali, stando alle quali le strutture sanitarie sono invitate al «rispetto rigoroso delle precauzioni», tra le quali, appunto, quella di «ospedalizzare i casi confermati di Covid-19 in stanze di isolamento singole con pressione negativa, con bagno dedicato e, possibilmente, anticamera».

© RIPRODUZIONE RISERVATA