«Sulla Doc Campania è necessario riflettere attentamente. Presto una tavola rotonda con tutti i portatori d'interesse per fare il punto della situazione». A parlare è Vanni Chieffo, presidente del Gal Irpinia, che in queste ore si sta confrontando con produttori e addetti ai lavori per cogliere possibilità e rischi della proposta giunta dall'assessorato regionale all'Agricoltura relativa all'istituzione di una Doc che identifichi i vini prodotti in Campania.
«Se questa Doc dovesse essere un contenitore in cui finiscono tutti i vini - sottolinea - sarebbe certamente un dramma per la provincia di Avellino, ma se, al contrario, venisse utilizzata al fianco delle nostre Docg potrebbe rappresentare un valore aggiunto».
E anche rispetto al nome, probabilmente, si potrebbe immaginare qualcosa di diverso: «La scritta Doc in etichetta - afferma - può indurre gli utenti in errore. Meglio sarebbe seguire il modello francese e scrivere solo la denominazione, come Bordeaux o Champagne, per fare un paio di esempi». Naturalmente, Chieffo ricorda quanto accaduto negli ultimi decenni in Campania sul fronte enologico e sottolinea: «La situazione che è venuta a determinarsi mi riporta alla mente la famosa favoletta di Esopo della formica e della cicala: quando noi, come buone formiche, 35 anni fa abbiamo dato il via ad un lavoro certosino di valorizzazione dei nostri vini, con grossi sacrifici organizzativi ed economici, altre province hanno badato a immettere sul mercato, a prezzi competitivi, i propri prodotti. Oggi, però, le cicale si sono rese conto del danno creato e anche della enorme differenza di nome e di qualità che spesso si registra tra i vini irpini e gli altri, immaginando con una dicitura salvifica come «Doc Campania» di azzerare le differenze».
La discussione nel merito continua ad allargarsi e gli occhi di tutti sono ormai puntati sull'appuntamento del prossimo 5 settembre, quando sia l'assessore regionale all'Agricoltura, Nicola Caputo, che il presidente della Commissione Agricoltura, Maurizio Petracca, faranno tappa in Irpinia per confrontarsi con gli addetti ai lavori.
In quella sede si avrà certamente qualche dettaglio in più rispetto alla proposta regionale e, probabilmente, si saprà qualcosa anche dell'ipotesi emersa nelle ultime ore di tenere nella Doc i vitigni Aglianico e Falanghina ed escludere Fiano e Greco per evitare confusioni con le Docg Fiano di Avellino e Greco di Tufo. «Quello che dobbiamo capire oggi - sottolinea Chieffo - è se sia più utile per la nostra provincia isolarsi con le tre Docg o approfittare delle risorse legate al marketing territoriale e alla comunicazione che certamente toccheranno la nuova Doc».
Insomma, incalza, «salendo sul treno della Doc potremmo avere un ritorno importante in termini di finanziamenti, per cui - conclude - aderire a patto di conservare le nostre peculiarità potrebbe rappresentare il famoso salto di qualità tanto auspicato».