Odissea Sidigas, domani l'udienza:
De Cesare gioca le ultime carte

Odissea Sidigas, domani l'udienza: De Cesare gioca le ultime carte
di Marco Ingino e Alessandra Montalbetti
Giovedì 11 Luglio 2019, 12:00
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Rispettoso e silente, anche adesso che la Procura di Avellino gli ha sequestrato beni per quasi 100 milioni di euro. Nel suo quartier generale di piazzale dei Martiri, Gianandrea De Cesare ha trascorso l'intera giornata di ieri dividendosi tra il lavoro quotidiano e le riunioni fiume con avvocati e commercialisti. Fedele al suo stile pure nel momento della prova, il patron della Sidigas ha preferito non rilasciare dichiarazioni anche perché, paradossalmente, alla base del sequestro penale ci sarebbe proprio il contenuto del comunicato stampa diramato dal suo gruppo al fine di «informare i tifosi di calcio e basket per tranquillizzarli sulla volontà di dare un futuro a due realtà che ha sempre considerato non sue, bensì beni comuni della città».
 
Un comunicato invocato da tutti che, in attesa della convalida o meno del Gip, si è rivelato un clamoroso autogol. Risultato: mani legate e conti bloccati pure per bonificare 20mila euro alla Lega Basket e non far sparire la Scandone. Per fortuna dello storico sodalizio, datato 1948, ci ha pensato il sindaco Gianluca Festa ad evitare il peggio. Sarà per questo che, quasi rinfrancato, De Cesare si è spogliato delle vesti di proprietario e gli ha telefonato per ringraziarlo, quasi da tifoso, del gesto che ha definito «commovente». Un gesto che, stando a quanto riferito da chi lo ha incontrato, avrebbe reso meno amara la sua giornata soprattutto nelle ore successive all'inaspettato sequestro. Ai suoi collaboratori, pure ieri pomeriggio, mister Sidigas si è mostrato estremante fiducioso e convinto di poter rappresentare una realtà diversa da quella descritta dagli inquirenti nell'istanza di fallimento intentata alla sua azienda o nel provvedimento di sequestro d'urgenza della Procura. Una convinzione che per salvare il suo impero, domani mattina, dovrà trasmettere al giudice della sezione fallimentare del tribunale di Avellino.

Dopo il provvedimento di sequestro preventivo d'urgenza dei beni di De Cesare, la parola passa al Gip del tribunale di Avellino che nei prossimi giorni dovrà decidere se convalidare o meno il decreto emesso dalla procura di Avellino. Intanto i vertici della società e il presidente di entrambi i club sportivi, Claudio Mauriello, sono a lavoro per abbozzare insieme al pool di avvocati che saranno nominati nelle prossime ore, la linea difensiva. De Cesare (indagato con l'accusa di falso in comunicazioni sociali, omesso versamento di Iva, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e auto riciclaggio) si dichiara dunque convinto di poter dimostrare la solvibilità dell'azienda, anche alla luce del considerevole patrimonio di cui è dotata la società capogruppo (Sidigas spa) e di poter far fronte ai debiti accumulati e contestati dalla Procura avellinese.

I vertici della società sostengono, difatti, che la posizione debitoria non ammonterebbe a circa 94milioni di euro - così come calcolato dalla procura avellinese dopo la consulenza tecnica dell'esperto commercialista Roberto Marciano - ma sarebbe di gran lunga inferiore, in virtù di diversi crediti che la società vanta, pure nei confronti dello Stato.

Di diverso avviso il procuratore aggiunto Vincenzo D'Onofrio che nelle 32 pagine del provvedimento urgente, dopo vari accertamenti all'Agenzia delle Entrate di Avellino, ha accertato che il debito della Sidigas SpA «al maggio 2019, è pari a 62 milioni di euro e che la società ha chiesto in più occasioni, piani di rateizzazioni, che in alcuni casi non sono stati rispettati». Inoltre dagli accertamenti effettuati presso l'Agenzia delle Entrate è emerso che «la società sarebbe decaduta dal beneficio della rottamazione» relativamente ad alcune posizioni debitorie. Per la procura dunque «la società è insolvente, incapace di soddisfare con regolarità le proprie obbligazioni». «Si tratta prosegue il procuratore aggiunto di un dissesto dissimulato nel bilancio del 2016 e con grande probabilità anche nel 2015, di notevoli proporzioni e di interesse pubblico, essendo l'indebitamento della società costituito, per gran parte, da debiti erariali».

Fin dai primi accertamenti effettuati dalla Guardia di Finanza su delega della Procura sono emerse delle anomalie nella gestione contabile, in particolare che «il gruppo Sidigas ha scelto da numerosi anni di finanziarsi mediante il sistematico omesso versamento dei debiti tributari periodicamente liquidati e dichiarati dal gruppo stesso e afferenti accertamenti tributari degli Uffici o imposte». Alla luce di un' esposizione debitoria considerevole la Procura guidata da Rosario Cantelmo, ha quindi provveduto al sequestro di beni per un valore pari a 98 milioni di euro al patron dell'Avellino Calcio e della Scandone. Gli agenti della guardia di finanza di Avellino, hanno provveduto a bloccare i conti correnti, le quote delle due società sportive, di cui la Sidigas spa è proprietaria al 95% di entrambe, oltre a beni di lusso tra cui un elicottero e un jet privato, immobili ed una società interamente di De Cesare, la Giada Servizi Aerei srl.

Intanto, in attesa della decisione del Gip sul sequestro legato all'indagine penale, cresce l'attesa per l'udienza fissata per domani dinanzi alla sezione fallimentare del tribunale civile di Avellino. L'istanza di fallimento per la Sidigas di De Cesare sempre a firma del procuratore aggiunto Vincenzo D'Onofrio, trae origine da una comunicazione del giudice dell'esecuzione, Patrizia Grasso inerente alla presunta insolvibilità della Sidigas rispetto ad un credito di circa 12 milioni di euro (oltre 20 milioni con gli interessi di mora), vantato dall'Eni. Da lì si è costruito l'intero castello accusatorio contro De Cesare, amministrativo e penale.
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