Aldo Balestra
Diritto & Rovescio
di

Darboe, il profugo
dal barcone alla Serie A

Darboe in azione con la maglia della Roma
Darboe in azione con la maglia della Roma
di Aldo Balestra
Lunedì 3 Maggio 2021, 22:48 - Ultimo agg. 4 Maggio, 00:21
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«Darboe, dall'arrivo sul barcone all'esordio in A» (Ansa, 2 maggio 2021, ore 23.49)
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E' che a noi piacciono le storie controcorrente, quelle che dimostrano che non è mai tutto scontato, che c'è sempre un'eccezione che va oltre la regola dell'ovvio e anche dell'orrido. E che, se vogliamo, la speranza non muore (quasi) mai, pur di fronte all'incedere degli eventi..

Prendi un ragazzo di nome Ebrima Darboe, vent'anni che già valgono una vita per come sono stati intensi e duri, la fuga disperata dalla povertà del nativo Gambia, a 15 anni, sognando una vita diversa, migliore, dovendo però passare per l'inferno della Libia, nelle mani dei trafficanti di uomini. Prigioniero in un campo profughi, picchiato e lasciato quasi morire, botte tante e un pugno di riso, quasi la morte a sfiorarlo se è vero che un ragazzone di un metro e 80 come lui s'era ridotto a pesare soltanto 50 chilogrammi.

Un giorno, finalmente, la partenza, tante notti su un barcone alla deriva nel Mediterraneo fino a toccare terra in Italia. E qui, pian piano, dalla Sicilia la storia prende una piega diversa. Ebrima, ancora minorenne, finisce prima in uno Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) poi viene accolto in una casa famiglia a Rieti. Sembra rinascere, anche perchè con la ripresa nel fisico arriva anche il ritorno ad una sua passione: il calcio.

Finisce per giocare in una squadra locale, l'Asd Young Rieti, durante una partita lo adocchia un talent scout della Roma.

Gioca a centrocampo, Darboe, ma ha visione di gioco, gambe buone e fiato lungo. Per tesserarlo nella "Magica" occorre essere qualcuno, ma non in quel senso lì. Serve avere, più semplicemente, una identità definita, Ebrima diventa ufficialmente un rifugiato, di lui s'interessa anche la Fifa. Approda alle giovanili della Roma e domenica scorsa, in una serata di inizio maggio, addirittura fa il suo esordio in serie A, con la maglia giallorossa della Roma contro la Sampdoria, al Marassi. Non sente ancora l'affetto del pubblico, ma sarà questione di poco.

 E' vita nuova, per Ebrima. Lui, il profugo sbarcato da una nave della morte, ora è a pieno titolo nel dorato mondo del calcio italiano. Guadagna 50mila euro all'anno, li manda giù in Gambia, alla sua famiglia che non ha dimenticato. E' felice così, non ha tempo e voglia di pensare agli ingaggi milionari degli altri al cui cospetto il suo è pochissima roba. La partita più importante l'ha già vinta.
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«Tutto quello che è necessario non è mai rischioso» (Cardinale di Retz, Memorie)

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