Maria Pirro
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Sì, saltare la colazione
fa ingrassare

Sì, saltare la colazione fa ingrassare
di Maria Pirro
Lunedì 8 Agosto 2016, 20:16 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 22:28
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Oltre la prova costume, l'imperativo è: «Insegnare ai bimbi a fare colazione». Fosse facile. Mia nipote ha due anni e, da qualche giorno, se non trova a tavola il cornetto del bar, scuote la testa e non vuole saperne. Ma, non mangiare al mattino, «predispone» male. Peggio: fa ingrassare. Lo ribadisce Fabrizio Pasanisi, direttore del Centro di prevenzione, diagnosi e terapia dell’obesità, Policlinico Federico II. Spiega: «Il digiuno riduce l'attenzione e l'apprendimento a scuola e porta, anche gli adulti, a un maggior appetito a pranzo, ancora di più se il pasto viene consumato guardando la tv». Ma non solo: «Questa cattiva abitudine si associa spesso a cene a tarda ora e  abbondanti che non vengono adeguatamente "smaltite" nel corso della notte e favoriscono maggiori depositi adiposi». La scelta ideale? «Combinare una buona colazione con l'esercizio fisico, in modo da affrontare al meglio le altre attività della giornata».

Pasanisi è categorico: «Serve attenzione alla bilancia sin dalla nascita. Tutte le mamme vanno esortate (e anche i papà...) a non mancare agli appuntamenti dal pediatra per intervenire precocemente in caso di anomalie».  

Già prima, «un momento delicato è quello della gravidanza, che dovrebbe essere affrontata con metodo, visto che le variazioni di peso della futura madre possono influenzare le condizioni di salute del nascituro. Compresa la predisposizione all’obesità», sottolinea Pasanisi che con i suoi colleghi universitari lavora in stretta collaborazione con gli altri Centri per il trattamento di questa patologia. «Una patologia molto diffusa e particolarmente temibile sia per la sua cronicità sia perché favorisce lo sviluppo di numerose malattie cronico degenerative, metaboliche, cardiovascolari e alcune neoplasie», aggiunge Franco Contaldo, direttore del dipartimento di Medicina interna e nutrizione clinica cui afferisce la struttura riconosciuta dall'Easo, l'European association for the study of obesity.

Qui, in Campania, il problema è molto sentito perché riguarda un bimbo su due. Un record negativo in Italia e nel continente. Non solo: «Negli ultimi anni abbiamo osservato un numero crescente di casi di obesità grave anche tra i giovani che possono richiedere l’intervento chirurgico», aggiunge Pasanisi. Nella regione si contano oltre 3 milioni di abitanti in sovrappeso e 750mila obesi e ammonta a 800 milioni la spesa sanitaria per curare le malattie correlate all'obesità rilevata in un'indagine diffusa dall'Osservatorio dieta mediterranea, in occasione dell'Expo.

 
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