San Leucio, a rischio gli affreschi
del Bagno di Maria Carolina

San Leucio, a rischio gli affreschi del Bagno di Maria Carolina
di Nadia Verdile
Mercoledì 3 Marzo 2021, 09:26
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Salviamo il Bagno di Maria Carolina! Si alza forte l'appello ai mecenati per raccogliere fondi che possano salvare dalla scomparsa definitiva il gioiello più bello del Belvedere di San Leucio. «Si tratta di un'opera unica nel suo genere spiega la direttrice del complesso museale Unesco, Ezia Pamela Cioffi che stiamo per perdere per sempre. C'è uno strumento, l'Art Bonus, erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, che consente a chi effettua erogazioni liberali in denaro per queste iniziative di godere di importanti benefici fiscali sotto forma di credito di imposta. A quanti amano l'arte, la storia, la bellezza, la cultura, va il nostro invito a dare una mano per salvare un pezzo di arte che non ha eguali e che ha bisogno di tanti fondi per essere messo in salvo definitivamente». È una storia lunga quella dei restauri del Bagno di Maria Carolina, una storia cominciata alla fine del XVIII secolo quando fu affrescato da Philip Hackert.

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«Fu lo stesso artista continua la direttrice a cercare di scoraggiare re Ferdinando, cercò di spiegargli che realizzare le pitture a encausto in quel locale non era consigliabile perché la grande umidità risalente dalla montagna era assolutamente deleteria, ma il sovrano voleva che ci fosse una stanza che somigliasse alle terme antiche che dagli scavi di Pompei emergevano, in quegli anni, in tutta la loro bellezza e le pitture furono realizzate. Il primo restauro fu fatto venti anni dopo, dimostrando nei fatti che la previsione di Hackert era giusta». E nei secoli con questa cadenza, anno più anno meno, si è proceduto a intervenire ma mai è stato possibile farlo definitivamente. «Fu il pittore Carlo Patturelli aggiunge Cioffi che realizzò il primo restauro riprendendo e rinfrescando le opere del maestro.

L'ultimo intervento è stato realizzato da Carlo Bugli, uno dei più grandi restauratori che ci sono in Italia, nel 2008». Questa volta i danni sono comparsi ancora prima della fine del ventennio e bisogna fare presto, prestissimo, prima che le pitture vengano giù irrimediabilmente. Se ne sta occupando anche la Soprintendenza, guidata da Mario Pagano, che porterà il suo contributo. «Abbiamo ottenuto spiega Paola Coniglio, la funzionaria che sarà direttrice dei lavori un finanziamento di 50mila euro per un intervento da effettuare sulle pitture del Bagno di Maria Carolina. Un intervento in fase di progettazione che sto realizzando con la collega Alice Liviani, restauratrice, sarà messo a gara fra qualche mese e, se tutto va bene entro l'estate sarà aggiudicata la gara e si potranno iniziare i lavori. Si tratterà di mettere in sicurezza le pitture, di salvare ciò che resta».



Dell'encausto, l'antica tecnica pittorica applicata, che si basa sull'uso di colori mescolati alla cera attraverso il calore, con cui erano state dipinte le pareti del Bagno di Maria Carolina ormai non resta quasi più niente. «Dovremo rifare indagini diagnostiche continua Coniglio , estrarre i sali generati dal ristagno dell'acqua, effettuare il preconsolidamento delle pitture, intervento necessario dato il degrado delle stesse per proteggere i materiali ed evitare perdite di parti in precaria stabilità o in disgregazione, prima di ogni altra azione, poi faremo il consolidamento di intonaci e pitture». Intanto con i fondi Pics si partirà, a breve, col risanamento del terrazzo prospiciente il Bagno di Maria Carolina, con l'eliminazione dei consistenti fenomeni di umidità presenti nelle pareti perimetrali al fine di consentire il successivo restauro degli affreschi. Il problema però è assai più grave e complesso. Per un definitivo progetto di restauro occorrono fondi ingenti. Nella scheda Art Bonus predisposta nel 2016 dal Comune di Caserta si chiedevano per il completo risanamento un milione e duecentomila euro. «Abbiamo messo in campo molte strategie di finanziamento spiega il sindaco Carlo Marino e ne abbiamo ricevuti diversi ma è necessaria una sinergia forte. Abbiamo in animo di rivolgerci nei prossimi giorni anche all'Università che a San Leucio ha la sede di Officina Vanvitelli».
 

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