Esorcismi e abusi, l'assistente sociale:
«Vidi la bimba, ma non intervenni»

Esorcismi e abusi, l'assistente sociale: «Vidi la bimba, ma non intervenni»
di Mary Liguori
Mercoledì 14 Novembre 2018, 09:45 - Ultimo agg. 09:48
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Che fossero a conoscenza della situazione in cui si trovava la ragazzina di tredici anni poi al centro della vicenda abusi ed esorcismi era noto già dai giorni successivi l'arresto di don Michele Barone, ma ieri hanno dovuto ammetterlo in aula dove sono state ascoltate in qualità di persone informate sui fatti.

Sul banco dei testimoni al tribunale di Santa Maria Capua Vetere sono finite due assistenti sociali del Comune di Maddaloni città in cui, inizialmente, risiedeva la famiglia poi finita sotto processo. Le due donne hanno ammesso di essere state notiziate circa l'anomala situazione della ragazzina sia dal tribunale dei minori che dall'ospedale Bambin Gesù di Roma dove la piccola fu in cura per un periodo. Diagnosi di depressione con disturbo di conversione. Questa la comunicazione dell'ospedale al quale però non seguirono iniziative da parte degli assistenti sociali. Perché non intervennero, gli è stato chiesto sia dai pm Alessandro Di Vico e Daniela Pannone, sia dalle parti civili. Le testi hanno risposto che benché una di loro incontrò la bambina, ed era in quel periodo costretta sulla sedia a rotelle, non ritennero che ci fossero presupposti tali da poter prendere in carico il caso. E nemmeno cambiarono idea quando la sorella della vittima, la ragazza che poi ha denunciato tutto alle autorità, comunicò loro che la ragazzina non era in cura presso specialisti ma era affidata a un sacerdote.
 
Un racconto, quello reso ieri, che s'incastra in ciò che è stato ricostruito nel corso delle indagini preliminari quando la Squadra Mobile di Caserta scoprì che una zia della vittima, allarmata da quanto riferito dalla sorella della 13enne, non solo scrisse ai servizi sociali ma inviò anche una lettera al sindaco di Novara, comune in cui vive, per chiedere che si intervenisse. Nonostante tutto ciò, e l'esposto della sorella della vittima, transitato tra il commissariato di Chiaiano, l'ufficio minori della questura di Caserta e il presidio di polizia di Aversa, è stato solo in seguito agli arresti che l'autorità giudiziaria ha sospeso la podestà genitoriale alla madre e al padre della 13enne, oggi sotto processo con don Barone e con il poliziotto Luigi Schettino.

Dopo l'udienza di ieri ci sarà una pausa di dieci giorni, poi si tornerà in aula per ascoltare altre testimonianze, al momento inedite, di persone che sono entrate nella vicenda dopo la retata di San Valentino. Si tratta dei genitori di una delle vittime maggiorenni, che accusa Barone di abusi sessuali, e di persone che sostengono di essere state maltrattate dal sacerdote. Nelle precedenti udienze sono invece stati escussi il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo e il suo segretario. Il vescovo ha assistito alla trasmissione di un video in cui Barone pratica uno dei riti finiti sotto accusa. Spinillo ha smentito che si tratti di procedure contemplate nei rituali riconosciuti dalla Chiesa.
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