La versione di lady Vallanzasca:
«Bardellino? Un nome come altri»

La versione di lady Vallanzasca: «Bardellino? Un nome come altri»
di Marilù Musto
Lunedì 25 Marzo 2019, 11:30 - Ultimo agg. 19:04
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«È una storia grottesca, il ministero della Difesa mi ha fornito l'autorizzazione per entrare nelle caserme e girare il film, e un altro ministero, il Viminale, mi vieta di pubblicizzare il film». È questa la reazione di Antonella D'Agostino, ex moglie del criminale Renato Vallanzasca, che critica lo stop del Viminale alla presentazione del suo libro e del film, prodotto in parte dal nipote del boss dei casalesi Bardellino, Angelo Bardellino. A dare notizia del freno è stato, sabato scorso, il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra.

La presentazione era, infatti, prevista martedì 26 marzo in un locale a Spigno Saturnia, nel sud della provincia di Latina. Ma la D'Agostino, ora a Milano, per un periodo vissuta a Mondragone, va su tutte le furie e «sguinzaglia» i suoi legali: «Sono già al lavoro - ammette - non si può limitare la libertà di espressione in questo modo, pensi che io ho girato le riprese de film La Casalese, operazione Spartacus ad Agropoli e a Marina di Camerota con carabinieri veri, con tanto di autorizzazione del ministero».
 
E a chi le contesta di aver accettato il finanziamento di parte di dell'opera dal nipote di Bardellino, lei risponde: «Bardellino? A me il nome non dice nulla, come posso fare a capire che è il nipote del boss? Io vivo a Milano e non ho mica conosciuto Angelo Bardellino in un bar di Caracas. L'ho incontrato per la prima volta al premio Microfono d'oro, dove ero la madrina e mi ha proposto, quando il film era già in post-produzione, un finanziamento di 8 o 10 mila euro. Ho pensato, va bene. Un po' di ossigeno per noi, ma poi non mi aspettavo tanto clamore».

La D'Agostino ha spiegato che in realtà il film - che parla di una donna che si accorge che il marito è un camorrista solo dopo l'operazione Spartacus del 1995 - è stato già presentato a Falciano del Massico e in altri luoghi. «Non ho intenzione di elogiare la camorra», fa sapere. Intanto, il blocco delle presentazioni è stato applaudito da Andrea Caso, portavoce del MoVimento 5 Stelle e componente della Commissione parlamentare Antimafia: «Non si può consentire al nipote di una famiglia che ha fatto la storia criminale del Paese di poter presentare come un cittadino qualsiasi un libro ed un film in un'area simbolo del potere economico dei casalesi nel basso Lazio, per questo motivo è stato doveroso intervenire», ha dichiarato.

«Sono stato contattato da associazioni antimafia e antiracket, cittadini, sconcertati da questo evento in programma sul territorio laziale, mi sono dunque attivato presso la Procura di Cassino e favorito un'interlocuzione istituzionale per capire internamente, come intervenire subito». Nel pomeriggio di sabato poi, la notizia «dell'altolà in fase di ufficializzazione e arriva su input del Viminale, dopo le relazioni di prefettura e Forze dell'Ordine». L'iniziativa della produzione vede la famiglia Bardellino in prima linea: a organizzare l'evento della presentazione pare sia una società legata ad Angelo Bardellino, pluripregiudicato nipote di Antonio, già capo del clan dei Casalesi.
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