Caserta: muore Viktor il senzatetto,
volontari vicini nell'ultimo viaggio

Caserta: muore Viktor il senzatetto, volontari vicini nell'ultimo viaggio
di Franco Toltoli
Mercoledì 17 Aprile 2019, 08:50
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Viktor Klakov, nazionalità ucraina, aveva 41 anni, una vita alle spalle che aveva voluto dimenticare, quattro anni di casertanità vissuta in via Cesare Battisti, in una delle nicchie-vetrine dell'istituto di credito da tempo residenza fissa di un gruppo di irriducibili clochard.
Viktor aveva anche una macchia nera nel cervello che in un paio di mesi gli è esplosa nel corpo ancor giovane ma minato dalla vita disagiata che aveva scelto. E domenica delle Palme, alle 21 circa, se n'è andato. «La sua salma si trova nell'obitorio dell'ospedale Melorio di Santa Maria Capua Vetere dice Antonietta D'Albenzio, presidente dell'«Angelo degli ultimi», volontari che dei clochard si prendono cura ; sono stati avviati contatti con l'ambasciata dell'Ucraina in Italia per rintracciare familiari e sapere della possibilità del rimpatrio da morto in un Paese che aveva voluto lasciare da vivo».
 
Una storia da domenica di Passione quella di Viktor che è spirato dopo aver percorso l'ultimo tratto del Golgota che gli era stato riservato, una lavanda dei piedi ricevuta qualche settimana fa in anticipo, ma dello stesso valore, di quella che il Papa a Roma e tanti parroci faranno in questa settimana emblematicamente agli ultimi chiamati a rappresentare gli apostoli.
La lavanda gliela aveva fatta, come agli altri coinquilini dell'«Hotel Clochard» di via Battisti, Antonietta D'Albenzio con gli amici volontari che ai senzatetto portano cibo, una volta a settimana a lavarsi e cambiarsi d'abito nella «Casa del sorriso» di via Mondo, una realizzazione della Caritas e del Comune di Caserta che ha concesso locali e strutture per assistere persone che da via Battisti non se ne vogliono andare, rifiutando ogni offerta di ricovero notturno.

«Non ci sono strutture adeguate a ospitare chi questa vita s'è scelto dice Antonietta . A loro non basta soltanto l'ospitalità notturna, difficile condividere il loro modo di intendere la vita, facciamo ciò che si può almeno per dare loro il necessario per sopravvivere». I clochard, con la forza da via Battisti non li si possono trasferire, anche se quella condizione di disagio ostentata agli occhi di tutti è a ogni effetto di ordine e igiene pubblica. Considerazioni che nulla tolgono alla pietà che la memoria del povero Viktor ha tutto il diritto di ricevere. Aveva un buon carattere Viktor, lo chiamavano spesso per lavori da giardiniere e muratore, una mancia e via con le sigarette.

Lunedì 8 aprile avverte un malessere che gli fa perdere i sensi, c'erano i volontari della D'Albenzio, un'ambulanza porta l'uomo all'ospedale di Santa Maria Capua Vetere dove la cartella clinica in una settimana è andata riempiendosi di tutto quello che non poteva evolversi se non nel decesso. Vanno a trovarlo i «compagni d'albergo» di via Battisti, Renato e Maurizio gli portano i saluti di Stanislao, il lituano che è il più vecchio del gruppo. «Domenica scorsa racconta Antonietta la fine di Viktor è apparsa vicina, non lo abbiamo lasciato solo. Renato gli teneva la mano, io pure. Poi Renato gli ha messo una mano sul cuore per fargli avvertire vicinanza». È stato come un abbraccio che Viktor deve avere avvertito come un augurio di buon viaggio.
 
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