Nel Casertano è fuga delle donne:
crisi demografica tutta rosa

Nel Casertano è fuga delle donne: crisi demografica tutta rosa
di Domenico Zampelli
Lunedì 22 Luglio 2019, 10:20
3 Minuti di Lettura
Caserta, il picco della crisi demografica è superato. Sia in provincia che nel capoluogo. E quel poco di «segno meno» che resta si tinge prevalentemente di rosa. Lo dicono i numeri dell'Istat, che ha fornito i dati aggiornati al 31 dicembre 2018. Che per l'antica Terra di Lavoro si è chiuso a quota 922.965 abitanti. Circa 500 in meno rispetto al dicembre 2017. Un trend in discesa negli ultimi anni, frutto più dell'emigrazione che della denatalità, una sorta di rimbalzo demografico dopo lo scatto in avanti del 2013, quando la provincia si era ritrovata da 905.000 a 923.000 abitanti. Per poi salire ancora nel 2014 e nel 2015, tetto massimo con 924.614 residenti. Poi è iniziata la discesa. Di colore rosa, e concentrata molto sul capoluogo.

 

IL CASO MARCIANISE
Sono le donne, infatti, a determinare il calo di abitanti in provincia: in un anno oltre 450 in meno (sono ora 471.034) a fronte di una sostanziale stabilità fra gli uomini (451.931). Un po' perché nascono più maschietti, un po' perché anche le donne non ci pensano due volte per emigrare alla ricerca di lavoro. E sembra arrestarsi anche il calo di residenti a Caserta, dove gli abitanti erano 77.000 nel 2013, mentre ora sono poco più di 75.000. «Appena» 131 in meno nell'ultimo anno, ma in provincia esiste molto peggio. Il primato negativo tocca a Marcianise, che nel 2018 si è ulteriormente allontanata dalla soglia di 40.000 abitanti che era invece consueta dopo il 2000. L'Istituto di Statistica conta infatti 39.576 abitanti, con un calo nell'ultimo anno di 216 unità. A penalizzare la cittadina sono i numeri dell'emigrazione. Nel 2018 ci sono state infatti oltre 824 cancellazioni all'anagrafe, a fronte di quasi seicento iscrizioni: il problema è tutto lì. Perde tanto anche Capua: quasi duecento abitanti in meno, adesso sono 18.484 (e qui subito dopo il 2000 era vicina la quota 20.000), e in questo caso per colpa dell'emigrazione (meno 162 residenti), ma anche della denatalità (172 decessi, 110 nascite). Calo secco anche ad Aversa, che nel 2018 è scesa da 52.794 a 52.608 abitanti: un -186 frutto nella quasi totalità del saldo migratorio (-162). Male anche Santa Maria Capua Vetere: la città dell'Anfiteatro perde 166 residenti, toccando quota 32.727, con una responsabilità però quasi pari fra saldo migratorio (-99) e saldo naturale (-67).
L'ALTO CASERTANO
In questa speciale classifica seguono Piedimonte Matese (-151), San Nicola la Strada (-138), la già citata Caserta (-131), Macerata Campania (che rischia di scendere al di sotto della soglia 10.000 abitanti e Maddaloni (-111, anche qui come per Marcianise quota 40.000 sempre più lontana). Ci sono anche comunità in crescita. Fra i centri più grandi il miglior segno più lo fa registrare Mondragone, che aumenta di 274 abitanti in un anno, avvicinandosi a quota 30.000, con un risultato che è influenzato dall'immigrazione, in un contesto fluido: 1.100 iscrizioni all'anagrafe nel 2018 (equamente ripartite fra italiani e stranieri), 900 cancellazioni.
LA QUOTA
Oltre quota 200 in un anno anche Lusciano, un dato sostenuto da un piccolo baby boom, che spinge il saldo naturale a più 50. Ma il paese del baby boom resta Orta di Atella: 343 nascite, 127 decessi (in linea con il differenziale 368 128 del 2017), un saldo naturale di 216 unità che non ha pari in Italia. I cui effetti sono attenuati dal tasso emigratorio, che resta negativo e che determina un incremento di popolazione contenuto in poco meno di 100 unità. Contatore in aumento, fra i Comuni maggiori, anche per gli abitanti di Trentola Ducenta (192), Sant'Arpino (183), Gricignano (167), San Marcellino (146), Villa Literno (140), Parete (126), Castel Volturno (76). In perfetta parità (14.000 abitanti) il bilancio di fine anno a Santa Maria a Vico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA