«Parcheggio gestito dalla camorra»,
inchiesta sugli appalti di Aversa

«Parcheggio gestito dalla camorra», inchiesta sugli appalti di Aversa
di Marilù Musto
Mercoledì 12 Giugno 2019, 14:00
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Il parcheggio a pagamento ad Aversa dal 2008 in poi doveva essere appannaggio di Pasquale Vargas, camorrista della prima ora del clan Schiavone. Il 2008 era il periodo delle multe salatissime ad Aversa per chi sforava l'orario di sosta, ma era probabilmente anche l'era delle presunte «mazzette» girate sottobanco a chi doveva garantire il rispetto della legge. Questo, almeno, è quanto emerge dagli atti giudiziari nelle mani della Procura Antimafia che ieri ha portato in tribunale i testimoni.
 
E mentre Aversa, ora, si appresta a voltare pagina con una nuova stagione politica che, si spera, trovi un parcheggio decente per il tribunale di Napoli nord, riemergono vecchi possibili «intrallazzi», raccontati in un altro tribunale, quello di Santa Maria Capua Vetere. Nel palazzo di giustizia sammaritano, ieri mattina, sono apparsi, più litigiosi del solito, i due fratelli Pasquale e Giovanni Vargas. Il primo ha parlato della presunta gara pilotata per la gestione del parcheggio a pagamento ad Aversa. Si tratta di una gara vecchia di oltre 10 anni: «Chiesi a Nicola Schiavone se potevo far partecipare la mia ditta all'appalto dei parcheggi ad Aversa - ha spiegato, ieri - lui mi disse che andava bene, a patto che la quota del guadagno fosse suddivisa al cinquanta per cento, la metà doveva andare a lui». E poi: «Un ex senatore di Casal di Principe ci aveva promesso dei finanziamenti dalla Regione, ma poi non so cosa successe - ha dichiarato ancora - comunque feci l'accordo con Nicola Schiavone».

Per corroborare questa tesi, il sostituto procuratore della Dda, Maurizio Giordano, ha chiesto l'esame in aula, a ottobre, del figlio di Francesco Schiavone «Sandokan», Nicola, ora collaboratore di giustizia. Il processo vede imputati per intestazione fittizia di beni proprio Pasquale Vargas, ex esponente di spicco della fazione Schiavone del clan dei Casalesi, insieme al fratello Roberto Vargas (killer del gruppo Schiavone), alla convivente Anna Ciccarelli e a Francesco Russo, padre di Luigi. Ma proprio sul padre di Luigi Russo, in aula, sono stati piuttosto animati i confronti fra i due fratelli: Pasquale e Giovanni Vargas, quest'ultimo non imputato ma presente in video-collegamento con il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presidente Rosetta Stravino, ha spiegato: «Luigi Russo è nato come un truffatore e ha accompagnato mio fratello Pasquale nei vari spostamenti. Non era certo un santo. Il lido di Castelvolturno l'ho sempre gestito io, poi ora semmai se lo vuole godere Luigi Russo vuol dire che sarà così, ma lì in quel lido c'è il sangue di mio padre. Mio fratello si è sempre accompagnato con delinquenti, la persona più perbene che frequentava era Domenico Bidognetti, quindi figuriamoci di cosa stiamo parlando. Abbiamo affossato tutto in quella zona». Pentito pieno di rimorsi, Giovanni Vargas, gestore di un lido fino al giorno del suo arresto. Ora fra i collaboratori più credibili per la Procura.

Il litorale: punto dolente della provincia di Caserta, valorizzato negli anni 70 e 80 e ora abbandonato. La nascente amministrazione, adesso, promette la svolta. Ma sugli affari pregressi lungo il litorale Domizio è intervenuto di nuovo Pasquale Vargas, in tribunale: «Mi feci consegnare 40 milioni per la costruzione del ponte sulla Domiziana da Vincenzo Coppola, l'imprenditore. Quest'ultimo, Coppola, lo conosco perché fu convocato nel lontano 1982 da Francesco Bidognetti nella masseria da Bernardo Terracciano. Da allora ha sempre pagato». Il ponte della Domizia pare sia quello che cade a pezzi. Su questi e su altri affari chiarirà tutto Nicola Schiavone in tribunale.
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