Le vittime della maxitruffa parlano:
«Sistema Fiordiliso come lotto nero»

Le vittime della maxitruffa parlano: «Sistema Fiordiliso come lotto nero»
di Nicola Rosselli
Domenica 24 Febbraio 2019, 11:52
2 Minuti di Lettura
«Non ci sono solo gli investitori che hanno rischiato e perso decine di migliaia di euro, ma anche ci utilizzava Gino Fiordiliso come si utilizza una sala scommesse. Molti amici mi raccontavano, negli anni scorsi, che settimanalmente portavano anche 200 euro per poi tornare a prendere la settimana dopo duecentoventi, duecentotrenta euro». Da quarantotto ore ad Aversa non si parla d'altro che della presunta maxi truffa messa in piedi da Gino Fiordiliso e dai suoi familiari e spuntano aneddoti, invenzioni e verità. Una frase ricorrente, tra le altre, è: «Tonino non c'entra in questa vicenda, si è trovato invischiato senza volerlo e non ci ha guadagnato nulla». Tonino è Antonio Della Volpe, cognato di Gino Fiordiliso. A ogni modo, a farne le spese l'Aversa bene e non solo, in una vicenda dal duplice aspetto, quello dell'investimento finanziario e quello della mancata istituzione della Banca . Molti dei risparmiatori sono provenienti, infatti, dai paesi dell'Agro Aversano. Le loro famiglie, infatti, conoscevano i Fiordiliso grazie ai notai dei quali si servivano e che, ovviamente, erano e sono completamente estranei alla vicenda.

 

Un esempio probante i figli della vittima innocenti di camorra Antonio Di Bona, Salvatore e Teresa, che gli avevano affidato parte del risarcimento ricevuto dallo Stato proprio perché il papà conosceva la famiglia grazie ai diversi atti notarili che aveva stipulato. Ad Aversa è caccia al truffato. Si va dal noto oculista che avrebbe consegnato poco meno di mezzo milione di euro e che a detta di molti ha quasi perso la testa, al farmacista con 150mila euro affidati e non più visti, ad una coppia di medici che avrebbero visto sfumare esattamente mezzo milione alla coppia di sorelle che avrebbero consegnato circa un milione e 200mila euro all'impiegato con i suoi 45mila euro. Significativo l'episodio di una nota dirigente scolastica, ora in pensione, dalla quale Fiordiliso si sarebbe fatto consegnare, anche grazie all'aiuto di un terzo, in tre mesi, 120mila euro promettendole quote della costituenda Banca Popolare Normanna, che non sarebbero mai state sottoscritte, ed un posto di lavoro per il figlio. Proprio questa dirigente è stata la prima a denunciare la vicenda al tribunale di Santa Maria Capua Vetere quando ancora non c'era il tribunale di Napoli Nord. Sarebbero, però, tanti altri i defraudati che avrebbero deciso di non denunziare la beffa subita sia per impossibilità che per opportunità. Molti, commercianti, infatti, avrebbero consegnato nelle mani del falso manager finanziario aversano ingenti somme di denaro in contanti per cui, da un lato, non hanno potuto provare il versamento, dall'altro, non gli è convenuto farlo per non vedersi accusare di evasione fiscale. Ad essere truffati, leggendo i nomi presenti negli atti processuali, anche parenti stretti di Gino Fiordiliso. Cugini di primo grado gli avrebbero consegnato decine di migliaia di euro, i risparmi sudati di una vita di lavoro, senza averne mai più avuto alcun riscontro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA