La strage dei rami di Caserta:
tigli come scheletri su viale Carlo III

La strage dei rami di Caserta: tigli come scheletri su viale Carlo III
di Franco Tontoli
Domenica 31 Marzo 2019, 14:30
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Viale Carlo III, la fettuccia stradale che porta dritta a Caserta con sul fondale la Reggia, da qualche giorno scempiata per la potatura dei filari, due per lato, di tigli canadesi che quasi cinquant'anni fa sostituirono i platani abbattuti per un fungo che si rivelò micidiale, come decenni dopo per i palmizi il «punterolo rosso».

Cesoie e seghe sono in azione a sfregiare i filari di tigli che dalla Rotonda proseguono verso Marcianise, il territorio ricade sotto la giurisdizione del Comune di San Nicola la Strada, buona parte dei «galoppatoi» laterali con alberi, peraltro prossimi alla fioritura da ritenersi abortita, che espongono rami scheletrici, ferite nei tronchi, piaghe sulle cortecce. Il Comune confinante si sta regolando come si va facendo nel capoluogo, grandi operazioni di potatura arborea in città, ciò che non si è fatto negli anni precedenti lo si sta recuperando in questi giorni, cesoie e seghe peggio del napalm a scempiare alberi, operazioni di rasatura più che di taglio, giusto per ritardare il più possibile la ricrescita dei rami e rimandare di qualche altro quinquennio la toelettatura.
 
Il Mattino sta documentando quasi quotidianamente la falcidie in corso nel centro cittadino, non più alberi ma scheletri al viale Beneduce, pini abbattuti al Parco Aranci e a piazza Aldo Moro, «tozzi» di alberi al corso Trieste e via Battisti, esemplari di «grevillea robusta», una specie inadatta da far spuntare da marciapiedi cittadini, con radici che mordono il selciato e le cime che accarezzano i piani alti degli edifici.

I lavori sui tigli del versante sannicolese non risultano concordati con quelli eventualmente da fare anche sul versante casertano, l'amministrazione comunale li ha appaltati a una impresa che si sta regolando come i propri tecnici ritengono più opportuno. Userà altrettanto sistema la ditta che sarà chiamata se lo sarà a operare sui tigli che portano alla Reggia? C'è da dubitarne, atteso i ricorrenti esempi di potatura dei cespugli di oleandro che sul versante San Nicola la Strada vengono potati in un modo, e su quello di Caserta in un altro, senza l'uniformità che comune buon senso porta a suggerire. Sarebbe come rivolgersi a un parrucchiere per farsi mezzo taglio di capelli e affidare il resto della propria testa a un altro figaro, altro sistema, altra acconciatura. Già da un paio di giorni, comunque, l'uniformità del trattamento dei filari di tigli è andata a farsi benedire.

In direzione di marcia per la città, si percorrono un paio di chilometri del «Vialone» tra alberi potati e il resto, esattamente da piazza della Rotonda che è confine tra i due comuni, con inalterata imponenza e rami in attesa di rifioritura. Dibattuta da anni la questione della competenza sulla manutenzione degli alberi lungo il viale Carlo III che resta sempre a metà fra le due amministrazioni, ciascuna a regolarsi con autonoma volontà e possibilità finanziaria.

Avanzato negli anni scorsi il suggerimento di far rientrare la competenza fra quelle della Soprintendenza, almeno per garantire uniformità di trattamento, nel rispetto dell'estetica e delle regole della botanica da far rispettare come unico sistema.
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