Centocinquanta anni fa, nell'aprile 1872, il Vesuvio, quella che a Napoli ancora è chiamata “’a montagna”, montagna' emise boati terrificanti, simili a ruggiti, seguiti da una spettacolare e violenta eruzione. Il 29 novembre dello stesso anno, sempre a Napoli, morì, poco prima di compiere 92 anni, una testimone d'eccezione dell’evento, la scienziata scozzese Mary Somerville, definita Queen of Nineteenth Century Science.
La narrazione di quell'evento, assieme a quella dell'altrettanto spettacolare eruzione del 1868, fu poi raccolta dalla figlia Martha nel volume di memorie pubblicato postumo nel 1873. Finora nessuno le aveva tradotte in italiano e pubblicate. Ci ha pensato le edizioni Langella, la cui anima è l’instancabile libraio di Port’Alba Pasquale, che ha dato alle stampe per la raffinata collana “Carte e cartuscelle” il volumetto “Il ruggito della montagna” con uno scritto di Mena Bianco e fotografie di Sergio Siano. In questo libretto in edizione limitata di soli 180 esemplari stampati su carta d'Amalfi in cofanetto artigianale contenente 3 foto applicate su cartoncino (25 euro) Mary Somerville racconta tutto lo spavento per i boati del vulcano e minuziosamente descrive le colate laviche e la pioggia di lapilli che coprì i paesi vesuviani in quei frangenti, confermano la instancabile curiosità, l'acuto spirito di osservazione e la vivacità dell'intelligenza.
Mary Somerville nacque a Jedburgh, nel sud della Scozia, nel 1780. Fin da ragazzina dimostrò tutto il suo talento per la scienza, nonostante il padre per lei volesse una vita da domestica. A vent’anni fu data in moglie al capitano Samuil Samuilovich Greig, un ufficiale russo-scozzese, suo lontano parente, che non stimava per nulla i suoi interessi. Da lui ebbe due figli, uno dei quali divenne avvocato. La sua vita arrivò finalmente a una svolta quando, rimasta vedova e ripudiata dalla famiglia, si risposò nel 1812 con un altro lontano cugino, il dottor William Somerville, un uomo colto che, a differenza del primo consorte, incoraggiò molto la sua passione per le scienze.
Qualche tempo dopo, insieme col marito ebbe la decisiva opportunità di trasferirsi da Edimburgo a Londra, avvicinandosi così agli ambienti scientifici che contavano davvero, dove in poco tempo riuscì a fare breccia. Mary fu eletta membro della Società Astronomica Reale nel 1838 e riuscì a rendere popolari i suoi amatissimi Principia di Newton. Dopodiché, accreditata presso tutti, riuscì a pubblicare i suoi scritti più importanti come On the Connexion of the Physical Sciences (1834), Physical Geography (1848), e Molecular and Microscopic Science (1869). Tutti testi ritenuti a lungo fondamentali, adottati nelle più importanti università per i successivi cinquant’anni. Non a caso nel 1834 lo storico e filosofo britannico William Whewell, al fine di sottolinearne i molteplici interessi, coniò per Mary il termine scientist, una via di mezzo tra “scenziata” e “artista”.
La Somerville fu infatti uno tra i primi scienziati a prevedere la futura estinzione di molte specie animali a causa dell’attività dell’uomo. Per il suo impegno in ambito astronomico, in suo onore fu stato dato nome a un cratere lunare.
Rimasta vedova, Mary decise di trasferirsi a Napoli, città che considerava “la madre di tutte le scienze”. Qui fu accolta in luoghi cardine della scienza come l’osservatorio astronomico di Capodimonte e la rinata Accademia Pontaniana. Si dedicò dunque con passione allo studio del Vesuvio e delle sue eruzioni, nonostante gli 86 anni di età. Oggi è sepolta nel degrado del cimitero degli inglesi, come testimonia una foto di Sergio Siano nel volumetto.