Quando il Vesuvio ruggiva, il racconto della scienziata Mary Somerville nel volumetto di Langella

Quando il Vesuvio ruggiva, il racconto della scienziata Mary Somerville nel volumetto di Langella
Mercoledì 23 Febbraio 2022, 17:14 - Ultimo agg. 17:17
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Centocinquanta anni fa, nell'aprile 1872, il Vesuvio, quella che a Napoli ancora è chiamata “’a montagna”, montagna' emise boati terrificanti, simili a ruggiti, seguiti da una spettacolare e violenta eruzione. Il 29 novembre dello stesso anno, sempre a Napoli, morì, poco prima di compiere 92 anni, una testimone d'eccezione dell’evento, la scienziata scozzese Mary Somerville, definita Queen of Nineteenth Century Science.

La narrazione di quell'evento, assieme a quella dell'altrettanto spettacolare eruzione del 1868, fu poi raccolta dalla figlia Martha nel volume di memorie pubblicato postumo nel 1873. Finora nessuno le aveva tradotte in italiano e pubblicate. Ci ha pensato le edizioni Langella, la cui anima è l’instancabile libraio di Port’Alba Pasquale, che ha dato alle stampe per la raffinata collana “Carte e cartuscelle” il volumetto “Il ruggito della montagna” con uno scritto di Mena Bianco e fotografie di Sergio Siano. In questo libretto in edizione limitata di soli 180 esemplari stampati su carta d'Amalfi in cofanetto artigianale contenente 3 foto applicate su cartoncino (25 euro) Mary Somerville racconta tutto lo spavento per i boati del vulcano e minuziosamente descrive le colate laviche e la pioggia di lapilli che coprì i paesi vesuviani in quei frangenti, confermano la instancabile curiosità, l'acuto spirito di osservazione e la vivacità dell'intelligenza.

Il volumetto di Mary Somerville

Mary Somerville nacque a Jedburgh, nel sud della Scozia, nel 1780. Fin da ragazzina dimostrò tutto il suo talento per la scienza, nonostante il padre per lei volesse una vita da domestica. A vent’anni fu data in moglie al capitano Samuil Samuilovich Greig, un ufficiale russo-scozzese, suo lontano parente, che non stimava per nulla i suoi interessi. Da lui ebbe due figli, uno dei quali divenne avvocato. La sua vita arrivò finalmente a una svolta quando, rimasta vedova e ripudiata dalla famiglia, si risposò nel 1812 con un altro lontano cugino, il dottor William Somerville, un uomo colto che, a differenza del primo consorte, incoraggiò molto la sua passione per le scienze.

Fu un amore vero, travolgente, dal quale i due ebbero quattro figli.

Qualche tempo dopo, insieme col marito ebbe la decisiva opportunità di trasferirsi da Edimburgo a Londra, avvicinandosi così agli ambienti scientifici che contavano davvero, dove in poco tempo riuscì a fare breccia. Mary fu eletta membro della Società Astronomica Reale nel 1838 e riuscì a rendere popolari i suoi amatissimi Principia di Newton. Dopodiché, accreditata presso tutti, riuscì a pubblicare i suoi scritti più importanti come On the Connexion of the Physical Sciences (1834), Physical Geography (1848), e Molecular and Microscopic Science (1869). Tutti testi ritenuti a lungo fondamentali, adottati nelle più importanti università per i successivi cinquant’anni. Non a caso nel 1834 lo storico e filosofo britannico William Whewell, al fine di sottolinearne i molteplici interessi, coniò per Mary il termine scientist, una via di mezzo tra “scenziata” e “artista”.

La Somerville fu infatti uno tra i primi scienziati a prevedere la futura estinzione di molte specie animali a causa dell’attività dell’uomo. Per il suo impegno in ambito astronomico, in suo onore fu stato dato nome a un cratere lunare.

Rimasta vedova, Mary decise di trasferirsi a Napoli, città che considerava “la madre di tutte le scienze”. Qui fu accolta in luoghi cardine della scienza come l’osservatorio astronomico di Capodimonte e la rinata Accademia Pontaniana. Si dedicò dunque con passione allo studio del Vesuvio e delle sue eruzioni, nonostante gli 86 anni di età. Oggi è sepolta nel degrado del cimitero degli inglesi, come testimonia una foto di Sergio Siano nel volumetto.  

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