Il sensei giapponese Akihito Tsukushi al Comicon: «Io, i miei manga e il web»

Il sensei giapponese Akihito Tsukushi al Comicon: «Io, i miei manga e il web»
di Diego Del Pozzo
Domenica 28 Aprile 2019, 17:52
4 Minuti di Lettura
Tra gli ospiti d’onore della sezione fumetto di Comicon 2019, che si conclude oggi con un’altra giornata da “tutto esaurito”, assieme al britannico Dave McKean c’è anche il “sensei” giapponese Akihito Tsukushi, che per la sua prima volta in Italia ha scelto proprio Napoli e il suo salone internazionale del fumetto e della cultura pop. Alla Mostra d’Oltremare, presso lo stand della casa editrice BD-J-Pop, in questi giorni ha firmato centinaia di copie del nuovo numero della bella edizione italiana del suo premiatissimo manga “Made in Abyss”. Oggi, invece, alle 12 al teatro Mediterraneo, presenta la proiezione del lungometraggio che sintetizza la prima stagione dell’anime corrispondente, imperniato come il fumetto cartaceo sulle avventure della piccola Riko e del bambino robotico Reg nella misteriosa e profondissima voragine, l’Abisso appunto, presente di fronte alla cittadina di Orth.
 
 

Maestro, com’è nata l’idea di “Made in Abyss”?
«Quando ero bambino, mi piaceva sdraiarmi a terra e guardare il mondo da una prospettiva differente. Immaginavo le mie avventure in questo universo al contrario, oppure pensavo a come sarebbe stato essere così piccoli da poter cavalcare una vespa, o ancora a come gli oggetti di uso comune potessero diventare case per personaggi molto piccoli, aggiungendo porticine e finestrelle immaginarie. Sicuramente, sono stati proprio questi miei viaggi immaginari a costituire l’ispirazione principale per la mia fantasia».

Che cosa rappresenta per lei l’Abisso?
«Per me, l’Abisso della mia serie non è un posto dove gli esseri umani cadono in direzione dell’inferno, ma rappresenta il mistero assoluto. Lo considero un personaggio vero e proprio, esattamente come tutti gli altri all’interno del mio manga. Così, essendo un personaggio, mi impegno per renderlo interessante. D’altra parte, a chi non piace un personaggio misterioso, che tutti gli altri si devono impegnare per riuscire a comprendere?».

La sua opera è nata sul web e poi è arrivata su carta. Che ruolo ha, secondo lei, internet nella creazione e diffusione di opere artistiche?
«La cosa che mi piace di più di internet è l’immediatezza della comunicazione. Il mio manga esce a capitoli sul web prima di venire pubblicato in forma cartacea. E all’uscita di ogni episodio mi piace molto andare subito a leggere i commenti dei lettori, le loro impressioni e le loro teorie su ciò che potrà accadere in futuro. Scrivo in primis per i lettori, quindi poterlo fare mi rende felice, anche se a volte mi lascio influenzare molto da loro».

Lei è anche un affermato game designer. Come si legano i videogiochi al fumetto?
«Secondo me, si legano molto bene tra di loro. Il progetto videoludico al quale ho lavorato che più mi ha divertito è un videogioco chiamato “OZ”, ispirato al famoso “Il mago di Oz”. Ne ho curato molti aspetti e la cosa che mi è piaciuta di più è stata il fatto che per far avanzare la trama fosse necessaria la collaborazione tra tutti i personaggi. Anche la struttura narrativa di “Made in Abyss” è ispirata ai vari livelli di un videogioco».

Che cosa pensa dei videogames, oggi sempre più importanti dal punto di vista industriale e artistico?
«Io sono cresciuto giocando ai videogames e li considero un elemento essenziale della mia vita. I miei genitori, quando ero piccolo, mi dicevano sempre di non giocare così tanto, perché i videogiochi fanno male, ma io non la penso assolutamente così. E non penso che i videogiochi siano responsabili di tutte le cose brutte delle quali, chi non li conosce bene, li incolpa troppo spesso».

Quali sono i suoi modelli di riferimento, non soltanto fumettistici?
«Un’opera che mi ha ispirato molto è “La vetta degli dei”, un romanzo di Baku Yumemakura diventato poi anche una serie a fumetti disegnata da Jiro Taniguchi. Però, prendo ispirazione anche dal cinema. Per esempio, in “Made in Abyss”, una scena importante come quella del braccio di Riko è stata ispirata dal film “127 ore” di Danny Boyle, un regista che mi piace molto».

Quali sono i suoi progetti futuri?
«Ne ho tanti, ma ogni idea che mi viene in mente finisco per utilizzarla per “Made in Abyss”, che è un’opera alla quale continuo a essere molto affezionato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA