«Statali, subito la liquidazione», pagamenti graduali per 1,6 milioni di pensionati

L’ipotesi di versamenti immediati soltanto per chi ha maturato tra i 45 e i 50 mila euro

«Statali, subito la liquidazione», pagamenti graduali per 1,6 milioni di pensionati
«Statali, subito la liquidazione», pagamenti graduali per 1,6 milioni di pensionati
di Andrea Bassi
Sabato 24 Giugno 2023, 00:56 - Ultimo agg. 25 Giugno, 12:57
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La palla è nel campo del governo. Per la seconda volta in quattro anni, la Corte Costituzionale ha “invitato” a risolvere, e una volta per tutte, la questione del pagamento ritardato del Trattamento di fine servizio ai dipendenti pubblici. Questa volta rimanere fermi sarà difficile. Le motivazioni delle Corte sono nette.

Per i dipendenti pubblici potrebbe diventare fin troppo semplice far valere le proprie ragioni in giudizio e ottenere dai tribunali il pagamento immediato della liquidazione.

Ma sono stati gli stessi giudici a indicare al governo una via di uscita. La parola magica è “gradualità”. Sono stati gli stessi giudici a indicare «una soluzione che, in ossequio ai richiamati principi di adeguatezza della retribuzione, di ragionevolezza e proporzionalità, si sviluppi muovendo dai trattamenti meno elevati per estendersi via via agli altri». La soluzione, dunque, potrebbe essere questa. Pagare subito la buonuscita ai dipendenti pubblici che guadagnano meno. E che quindi hanno anche una liquidazione più bassa. 


Dove potrebbe fermarsi l’asticella? Più che al netto in busta paga, il parametro al quale guardare resta proprio l’importo maturato del Tfs. Una cifra già esiste: 45 mila euro. È la stessa dell’ormai noto “anticipo bancario” della liquidazione dei dipendenti pubblici. Una misura che fu introdotta dal governo giallo-verde, il primo guidato da Giuseppe Conte e sostenuto da un’alleanza tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega, proprio per dare una risposta alla prima sentenza della Consulta. Una delle ipotesi, insomma, sarebbe quella di garantire il pagamento immediato solo a chi ha maturato una liquidazione di 45, massimo 50 mila euro. Per tutti gli altri almeno per ora rimarrebbe il differimento. Si tratterebbe di una misura che costerebbe qualche miliardo di euro. Non i 14 miliardi stimati dall’Inps, ma comunque uno sforzo non indifferente per le casse dello Stato. Sul tavolo ci sono anche altre possibili soluzioni, che avrebbero il vantaggio per lo Stato di costare meno. Come per esempio lasciare in piedi l’anticipo bancario ma facendo in modo che lo Stato si faccia carico completamente degli interessi verso il sistema bancario.Una soluzione che ha però alcune controindicazioni.


LE INDICAZIONI
La prima è che il meccanismo dell’anticipo è stato censurato dalla stessa Corte Costituzionale. Permettere che siano le banche a versare la liquidazione, anche mettendo a carico del bilancio pubblico gli interessi, non risolve il problema sollevato dalla Consulta del ritardo del pagamento della liquidazione. La seconda criticità di questa soluzione, è che presta il fianco a facili polemiche, come quella di voler favorire il sistema bancario. L’altra questione alla quale il governo potrebbe mettere mano, è la rivalutazione delle somme del Tfs “trattenute” dallo Stato. Oggi non è riconosciuto nessun recupero dell’inflazione sulla liquidazione. Con il caro-vita registrato nell’ultimo anno e mezzo, il ritardo anche di soli dodici mesi del pagamento della buonuscita comporta una perdita di valore reale delle somme ricevute che può arrivare a due cifre. Anche questo aspetto è stato evidenziato dai giudici della Consulta. «La dilazione oggetto di censura», hanno scritto nella sentenza, «non essendo controbilanciata dal riconoscimento della rivalutazione monetaria, finisce per incidere sulla stessa consistenza economica delle prestazioni». 


Un altro nodo che andrà sciolto, riguarda il pagamento rateale. La buonuscita oggi è pagata in una sola rata se è inferiore a 50 mila euro, in due rate se è superiore a 50 mila euro ma inferiore a 100 mila euro, in tre rate se è superiore a 100 mila euro. Anche questo meccanismo è stato censurato dalla Consulta e dunque andrà rivisto. La sentenza per il ministero dell’Economia non è comunque un fulmine a ciel sereno. La questione è nota e all’attenzione da tempo. I 14 miliardi per risolverla alla radice non ci sono. Ma le risorse per rispondere alle sollecitazioni della Corte Costituzionale saranno trovate. Se ne parlerà con la prossima manovra di Bilancio.

La questione intanto, arriverà lunedì sul tavolo sulle pensioni convocato dal ministro del lavoro Marina Elvira Calderone nell’ambito del confronto tra il governo e le parti sociali sui vari dossier. I sindacati sono agguerriti e chiederanno il rispetto immediato delle indicazioni arrivate dalla Consulta sul Tfs. Dalla Cisl, con il segretario Luigi Sbarra, alla Uil con Sandro Colombi e Domenico Proietti, fino alla Cgil, hanno esultato per la sentenza.
 

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