L'obiettivo è duplice: aumentare la produttività e garantire più soldi in busta paga al ceto medio. Accanto alle conferme del taglio al cuneo fiscale, della rimodulazione delle aliquote mediane dell'Irpef e a un’ulteriore riduzione per i redditi sopra i 50mila euro, il governo vuole allargare la detassazione per gli straordinari.
Manovra, straordinari detassati
La misura dovrebbe entrare nella prossima manovra, seguendo quanto già previsto nel recente passato per il personale sanitario (medici e infermieri) oppure per quello del turismo.
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Potere d'acquisto
L’ipotesi - come detto - è all’interno di un pacchetto fiscale più ampio, al quale stanno lavorando i tecnici del ministero dell’Economia e quelli del Lavoro. Spiega al Messaggero Marco Osnato, presidente della commissione Finanze della Camera e responsabile Economia di Fratelli d'Italia: «Il principio di questa misura è stato già approvato nella delega fiscale. Ora si stanno valutando le risorse disponibili, ma nell'ottica di aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori vogliamo seguire anche la strada di una detassazione più generalizzata degli straordinari. Dico di più: si vuole anche accrescere la produttività delle nostre imprese e per questo ci si sta muovendo con la stessa logica che lo scorso anno ha spinto il governo a garantire per i premi aziendali una tassazione del 5 per cento».
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I dati
Secondo l’Inapp (l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) in Italia il 60% dei dipendenti - quindi oltre 15 milioni di addetti - effettua lavoro straordinario. La legge impone un tetto annuo di 250 ore e l’entità dell’emolumento varia da contratto a contratto e in base al numero di ore in più: quello del commercio prevede un surplus tra il 15 e il 30 per cento rispetto alla paga base, in quello del turismo le maggiorazioni sono anche del 60 per cento, in quello metalmeccanico si oscilla tra il 25 e il 30 per cento.
Per quanto riguarda la parte fiscale, lo straordinario finisce per essere tassato su base Irpef come il reddito ordinario. Quindi, non c’è nessuno sconto, con il risultato che non mancano lavoratori che si rifiutano di farli, per evitare di rientrare in uno scaglione superiore a quello di appartenenza e pagare più tasse.
Flat tax
Per invertire la china si vuole seguire quanto già messo in campo nel decreto liste d’attesa per medici e infermieri: una flat tax - quindi con un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle relative addizionali - che ha portato al 15 per cento il prelievo tributario per le ore più necessarie per tagliare i tempi nell’erogazione delle cure. Un’aliquota simile anche nei primi sei mesi dell’anno è stata garantita ai lavoratori del turismo con reddito massimo entro i 40mila euro. Anche se lo sconto si applica soltanto nei giorni festivi e nei turni notturni.
Estensione
Nella delega fiscale approvata nel 2023 si legge che il sistema fiscale guarda, «in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito, a un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle relative addizionali, in misura agevolata, sulle retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario che eccedono una determinata soglia e sui redditi indicati all’articolo 49 del testo unico delle imposte sui redditi». Quindi, risorse permettendo, già nella prossima manovra la flat tax sulle ore in più dovrebbe essere estesa a tutti i settori produttivo.
Il ceto medio
Osnato sottolinea che il provvedimento è «un’ulteriore attenzione ai lavoratori, in primis quelli del ceto medio. Non a caso il governo ha deciso di confermare il taglio del cuneo fiscale, di mantenere l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef come di tutti gli incentivi alle famiglie numerose, e sta studiando un alleggerimento della fiscalità sopra i 50mila euro». Già in questa settimana dovrebbe concludersi la stesura del Piano strutturale di bilancio (Psb), nel quale saranno più chiari i contorni della futura manovra (al momento dovrebbe valere non meno di 25 miliardi). Entro il 20 settembre il governo deve inviare il Psb alla Commissione europea. A metà settimana, poi, sono attesi dall’Agenzia delle entrate i dati sull’autoliquidazione di luglio, necessari per capire l’entità dell’extragettito e delle risorse con le quali Palazzo Chigi può aumentare la potenza di fuoco della legge di bilancio per il 2025.