«Siamo orgogliosi dei risultati che la nostra Nazione sta continuando a ottenere sul fronte del lavoro. I nuovi dati diffusi dall'Istat confermano, ancora una volta, la costante crescita dell'occupazione e il calo della disoccupazione». Le parole sui social network della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sottolineano l’ennesimo segnale positivo arrivato a giugno dal mercato del lavoro, con un leggero ma ormai puntuale incremento degli occupati (+0,1% su maggio pari a 16mila nuovi posti che portano il totale a 24 milioni 326mila) e il calo dei disoccupati (-4,2%, pari a 71mila unità in meno).
«Abbiamo un grande potenziale - sottolinea ancora Meloni - e continueremo a sostenere sempre di più e con misure concrete le nostre aziende e tutto il tessuto produttivo. Lo meritano i cittadini, lo merita l'Italia».
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I DATI
L’Istat segnala infatti la crescita dei dipendenti permanenti (16 milioni 542mila) e degli autonomi (5 milioni 274mila), mentre diminuiscono i dipendenti a termine (2 milioni 510mila). L’occupazione cresce anche rispetto a giugno 2024 (+363mila occupati in un anno), per effetto dell’aumento dei dipendenti permanenti (+472mila) e degli autonomi (+190mila) e del calo dei dipendenti a termine (-299mila). Come di consueto, nel suo tradizionale rapporto mensile l’Istat non suddivide dati e percentuali per macroaree ma tutto porta a ribadire che il peso del Mezzogiorno in questa dinamica rimane cospicuo e indispensabile. Non potrebbe essere diversamente, del resto, considerato che la crescita del Pil in Italia è ormai da tre anni consecutivi maggiore al Sud in termini percentuali che nel resto del Paese. Nel solo primo trimestre 2025, infatti, si evidenzia un aumento dell’occupazione del 2,8%, contro l’1,8% della media nazionale, pari a 6,48 milioni di occupati, quasi il 27% del totale Italia. E che ormai da tempo non si possa più parlare di exploit legati a particolari fattori contingenti, lo dimostra il fatto che l'occupazione nel 2024 è aumentata più al Sud: l’Istat ha infatti certificato che rispetto all’indice medio nazionale salito dell’1,6% sull’anno precedente, la tendenza più robusta si è manifestata nel Mezzogiorno con un incremento degli occupati pari al 2,2%. Anche Il Centro, per la cronaca, ha fatto meglio del dato Italia ma si è “fermato” al +1,8% mentre le altre aree hanno mostrato dinamiche più contenute (Nord-ovest +1,6% e Nord-est +0,9%).
I SETTORI
Evidentemente il motore meridionale, che ormai occupa un posto di rilievo nel contesto nazionale, continua a girare a buon ritmo nonostante il prezzo pagato alla crisi dell’automotive (oltre il 60% delle auto prodotte in Italia arriva dagli stabilimenti meridionali) anche in termini di componentistica. L’impatto del Pnrr, soprattutto nei Comuni, la spinta della Zes unica (720 autorizzazioni uniche concesse ad altrettanti investimenti in meno di un anno per oltre 15mila nuovi posti di lavoro annunciati), e il forte contributo di costruzioni e servizi, i due settori più attivi con un incremento rispettivamente del 6,9% (primato nazionale) e del 2,9%, stanno producendo risultati importanti e soprattutto costanti, come emerge anche dall’export ormai sempre più trainato da agroalimentare e farmaceutico. Il trend resta positivo, insomma, anche se il divario dai livelli di occupazione del Paese e del Settentrione in particolare rimane ancora alto.
LE FASCE D’ETÀ
I dati di ieri di Istat spiegano che l’aumento degli occupati coinvolge le donne, i dipendenti permanenti, gli autonomi e tutte le classi d’età ad eccezione dei 35-49enni, per i quali si registra un calo. Gli occupati, inoltre, diminuiscono anche tra gli uomini e i dipendenti a termine. Il tasso di occupazione rimane stabile al 62,9%. Per quanto riguarda invece la diminuzione delle persone in cerca di lavoro, a giugno il fenomeno riguarda entrambe le componenti di genere ed è diffusa in tutte le classi d’età. Il tasso di disoccupazione cala al 6,3% (-0,3 punti), quello giovanile al 20,1% (-1,4 punti). La crescita degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,6%, pari a +69mila unità) interessa gli uomini e coloro che hanno meno di 50 anni di età, mentre tra le donne e chi ha almeno 50 anni il numero di inattivi è in diminuzione. Il tasso di inattività sale al 32,8% (+0,2 punti). «L’incremento del numero di occupati si osserva anche confrontando il secondo trimestre 2025 con quello precedente (+0,4%, pari a +93mila unità rispetto al primo trimestre 2025)», aggiunge l’istituto di statistica. Interessante altresì notare che “rispetto al trimestre precedente, crescono anche le persone in cerca di lavoro (+1,2%, pari a +20mila unità) e diminuiscono gli inattivi di 15-64 anni (-0,7%, pari a -81mila unità). A giugno 2025, il numero di occupati supera quello di giugno 2024 dell’1,5% (+363mila unità); l’aumento riguarda gli uomini, le donne e chi ha almeno 50 anni, a fronte di una diminuzione nelle altre classi d’età. Il tasso di occupazione, in un anno, sale di 0,6 punti percentuali” segnala l’Istat.