Nelle vetrine ci sono di nuovo i taralli. Sopra alle vetrine, invece, ci sono appoggiate le bibite: un paio di birre, una Energade, pacchi di biscotti. Un uomo sta aprendo l’ombrellone azzurro perché, si sa, nel cuore dell’estate il sole picchia forte sul lungomare. I bagnanti passano di continuo, ed è proprio per questo che i chioschi del lungomare, chiusi dal Comune e dalle forze dell’ordine l’estate scorsa perché «privi di autorizzazione», si sono rianimati nelle ultime ore.
Si vendono di nuovo vivande e bibite, pur tenendo abbassate le saracinesche e chiusi gli sportelli delle strutture, su cui è ben visibile il cartello apposto dalle forze dell’ordine più o meno un anno fa: «Attrezzature sottoposte a sequestro», si legge. Le sentenze del tribunale hanno dato ragione a Palazzo San Giacomo, e le proteste dei chioscai non sono mancate, nel corso degli ultimi mesi. È in questo contesto che l’amministrazione comunale sta lavorando al piano regolatore delle nuove attività che dovranno sorgere sul lungomare. Piano che, attualmente è affidato all’Università, e che dovrà poi essere approvato dalla Sovrintendenza e dal Consiglio, sottolineano da Palazzo San Giacomo.
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LE RIAPERTURE
Non è un caso isolato, quello del chiosco con cui abbiamo iniziato l’articolo che state leggendo. Dall’altro capo del lungomare, non lontano dalla curva di Mergellina in cui sono ormeggiati gli yacht delle star e dei magnati che scelgono di fare tappa all’ombra del Vesuvio, c’è un’altra semi-riapertura. Anche in questo caso, la struttura del chiosco resta “formalmente” chiusa, con la saracinesca abbassata. Ma di fianco sono stati allestiti un banco Algida, tre ombrelloni e diversi tavolini di plastica su cui si vendono patatine, birre, altri snack dolci e salati, giocattoli per bambini, palloni, sagomati di Spider-Man. Il fenomeno del chiosco di ritorno, ma “a chiosco chiuso”. Come accennato, le famiglie rimaste senza lavoro avevano organizzato diverse proteste, nel corso dei mesi. Una bara con dentro i taralli, sit-in in piazza Municipio. Il Comune, dal canto suo, aveva mantenuto la linea della chiusura (confermata poi dalle sentenze della magistratura) e allo stesso tempo aveva concesso ai chioscai del lungomare «di lavorare nelle aree mercatali preposte in città», ma «non sul lungomare, che è una zona soggetta a vincoli stabiliti dalla Sovrintendenza».
IL PIANO
Sottolineiamo qui due cose importanti. In primis, va ribadita la differenza tra i chioschi, che sono attività sul lato del mare, e gli chalet, che sorgono invece sul marciapiede opposto, lato strada. Per secondo, ricordiamo che dopo aver documentato ieri su queste pagine il rifiorire degli ambulanti abusivi tra lungomare e Toledo, oggi registriamo il ritorno del commercio itinerante sul lungomare. Il Comune – argomentano da Palazzo San Giacomo – sta lavorando al piano che metta ordine sulla situazione. Il mese scorso è passata in giunta una delibera propedeutica allo stralcio per il lungomare. L’amministrazione, assieme alla commissione consiliare ha poi incaricato il professor Mario Lo Sasso, docente di Architettura della Federico II, di mettere a punto un piano che dovrà essere approvato anche dalla Sovrintendenza. Le nuove regole dovranno passare anche dal consiglio comunale. La linea di Palazzo San Giacomo, in ogni caso, resta quella tracciata un anno fa, riguardo ai diciannove chioschi sprovvisti di licenza. In buona sostanza, concludono da piazza Municipio, andranno fatte le gare per le assegnazioni di eventuali nuove attività di ristoro tra Mergellina e Nazario Sauro, e l’obiettivo è quello di portare sul lungomare esercizi di qualità.
I TEMPI
Non è escluso che entro la fine dell’anno il piano regolatore delle aree mercatali napoletane possa essere concretizzato, ma come sta avvenendo per il delicatissimo tema della movida, anche in merito al piano regolatore del commercio sul lungomare l'ultima parola spetterà al consiglio comunale, chiamato a prendere decisioni importanti in autunno per le attività produttive del capoluogo partenopeo. Intanto, nella sentenza di aprile, il giudici del Tribunale Amministrativo Regionale avevano dato ragione alle chiusure operate dall'amministrazione Manfredi, evidenziando «l’incompatibilità logica» che correva tra la richiesta dei commercianti per un'autorizzazione itinerante con la possibilità di lavorare occupando una postazione fissa. Stiamo parlando delle stesse postazioni che oggi, appunto, si stanno rianimando al commercio intorno alle saracinesche dei chioschi.